Harry’s Bar è l’iconico locale veneziano che supera il concetto di ristorante verso un’idea di luogo d’incontro con una socialità foraggiata da cibo e bere (lo trovi cliccando QUI).
Probabilmente, molti di noi ne hanno sentito parlare, anche solo a ricordare il grande scrittore Hernest Hemingway ma leggendo il libro scopriranno anche quella cucina (e quella storia) che lo rende tanto speciale.
In Harry’s Bar si comincia scoprendo l’autore, Arrigo Cipriani (la sua storia la trovi cliccando QUI), in un momento tragico della sua vita, ovvero alla morte di quel padre al quale è dedicato questo libro e dal quale dobbiamo la nascita dell’Harry’s Bar, ovvero Giuseppe Cipriani.
Oltre all’affetto e alla stima verso suo padre scopriamo anche l’ironia dell’autore che personalizza il libro e lo rende più che un semplice ricettario e contenitore di storie veneziane.
Storie che si personalizzano appunto, come quella del nome Harry’s Bar che proviene da Harry Pickering, un facoltoso perdigiorno al quale Giuseppe Cipriani prestò dei soldi senza nessuna garanzia di ritorno e che due anni dopo gli frutteranno una ricompensa per aprire un bar. E se fossero esistite già le carte di credito nel 1928, tutto ciò non sarebbe avvenuto e sarebbe stato cancellato da una cosiddetta “strisciata” di carta.
“È dunque vero che, se Mister Pickering avesse avuto la carta di credito, avrebbe potuto pagare subito il conto e se ne sarebbe andato per la sua strada senza metter su con mio padre quel rapporto di dare-avere che fu l’unico vero affare fatto da mio padre nella sua vita lunga, geniale e laboriosa carriera.”
Ripercorriamo poi la nascita del locale il 13 maggio del 1931 con i suoi tanti avventori che vengono trattati in modo orizzontale, con educazione, stile ed empatia.
Harry’s Bar se vuoi lo compri QUI
Il periodo della guerra mondiale con tutto il contorno delle difficoltà di un bar con il nome straniero. Il bisogno quindi dal 1940 al 1943 di cambiare il nome nell’italianissimo Bar Arrigo. Nonostante questo venne requisito dai fascisti dall’ottobre del 1943 all’aprile del 1945 per diventare una mensa della Marina.
Nel dopoguerra al ritorno alle origini come Harry’s Bar nel libro si racconta dello scrittore Hemingway e del suo essere un protagonista indiscusso del locale.
“Il vero re del’Harry’s Bar nel dopoguerra fu Hemingway.
Ernest Hemingway, un ragazzo del 1899 che, come è noto, aveva fatto la Prima guerra mondiale in Italia, soprattutto nel Veneto, piombò nel bar durante l’inverno tra il 1949 e il 1950. Per tutto il tempo che fu a Venezia, si divise equamente tra la Locanda di Torcello e l’Harry’s Bar. Là aveva un suo appartamentino, chiamato Santa Fosca, qui un tavolino tutto suo in un angolo, così come ne aveva uno quasi personale, negli anni Trenta, alla Closerie des Lilas a Parigi.”
Il racconto prosegue poi con l’inizio della carriera dell’autore del libro, partita dopo un modesto voto all’università che fa da motivo scatenante per intraprendere la carriera al fianco del padre e che arriva fino ai giorni nostri.
L’Harry’s Bar come traspare nella lettura è più un’atmosfera (unica) che un modo di servire o un allestimento o una ricerca particolare nelle proposte. È più quello che si respira e si vede nel locale che quello che poi si andrà a ordinare. Ed è la forza di ogni attività lavorativa che riesce a imprimere il proprio modo di essere, magari accogliente, attento ed empatico verso il prossimo come l’Harry’s Bar.
L’Harry’s Bar come traspare nella lettura è più un’atmosfera (unica) che un modo di servire o un allestimento o una ricerca particolare nelle proposte. È più quello che si respira e si vede nel locale che quello che poi si andrà a ordinare. Ed è la forza di ogni attività lavorativa che riesce a imprimere il proprio modo di essere, magari accogliente, attento ed empatico verso il prossimo come l’Harry’s Bar.
“Non era ancora stata aperta la sala di sopra e il bar era sempre pieno di gente che sembrava esser lì per cancellare gli orrori della guerra.
C’erano momenti nei quali tutti si conoscevano tra loro. Accade anche ora, talvolta, per esempio nei giorni che precedono l’inaugurazione della Biennale d’arte contemporanea. La sala è piena di artisti che sembra non abbiano null’altro da fare che parlare tra loro e divertirsi con l’aiuto di un bicchiere.”
Dopo la storia si passa al ricettario partendo dal rinomato bere dell’Harry’s Bar con i cocktail e i vini che lo rendono immortale. A partire dal Martini e dal Bellini poi si passa al vino.
C’è il capitolo ghiotto dei famosissimi sandwich ed insalate a partire dal “Club sandwich tostato” alla “Croque-Monsieur” ai cosiddetti “Hamburger scoperti” alle varie insalate da quella dello chef a quella mista. Ci sono i “Sandwich di gamberetti”, quelli di pollo e di uova e acciughe.
Poi si passa agli antipasti dal prosciutto al caviale al Saor al baccalà fino al pesce.
In seguito ci sono le zuppe e le vellutate dalla “Bisque di scampi” fino alla “Zuppa di pesce” e ai crostini.
C’è la pasta con la sua preparazione e le ricette dai cannelloni ai “Tagliolini gratinati al prosciutto”. Ci sono gli gnocchi con la preparazione e le ricette da quelli pomodoro e basilico a quelli alla salvia. Si prosegue col riso con il “Riso pilaf” fino agli arancini di riso passando per tantissime ricette tra riso e risotto.
Ci sono la polenta, il pesce, la carne, le salse e i dolci.
Una novantina di ricette dai cocktail fino al dolce che l’autore mette generosamente a disposizione del lettore. Come vuole la buona tradizione dell’Harry’s Bar.
È anche un ottimo regalo per l’amico in cerca di ricette che abbiano una storia radicata nel tempo e nella tradizione magica del territorio veneziano.
HARRY’S BAR – GIUNTI – 2024
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