Il Dio Del Fuoco di Paola Mastrocola – Recensione


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Il Dio Del Fuoco, una citazione:

“Così è stato vivere, per lui: un cadere e rialzarsi, un salire e poi di nuovo precipitare, e ricominciare a salire. Attratto dal cielo e risucchiato nelle profondità del mare, il dio del fuoco.”

Una madre getta nel vuoto suo figlio appena nato, perché debole e deforme. Quella madre è Era, moglie di Zeus e regina del cielo. Quel figlio è un dio, Efesto.

Che precipita dall’Olimpo per nove giorni e nove notti, finché non si adagia sul fondo del mare.

Lo raccolgono due ninfe, Teti ed Eurinome, che lo cresceranno nel cuore degli abissi.

Lì Efesto imparerà a trovare la pace nel fuoco: fonderà i metalli, forgerà gioielli, diventerà un artista così famoso che persino Era sarà ammaliata dalle sue creazioni.

Ma chi è stato abbandonato ha una ferita sempre aperta, e l’arte forse è solo un modo di rimarginarla.

Il Dio Del Fuoco raccontato da Paola Mastrocola è un dio umile e geniale, inquieto e tormentato, attratto dal mistero indecifrabile che lega l’eternità alla morte.

Ed è un figlio pieno di rabbia che continua a cercare sua madre anche odiandola, dopo esserne stato respinto.

La Mastrocola sembra dirci che non esiste una sola verità nel mito, e questo ci rende liberi: di aggiungere, togliere, modificare, riscrivere, interpretare.

Di continuare a inventare infinite versioni, perché infinito è il racconto.

Con il romanzo di Efesto, la Mastrocola in fondo parla di noi umani, delle nostre insicurezze e imperfezioni, di quanto è terribile ma anche esaltante attraversare certe solitudini.

E ci conferma ancora una volta che avremo sempre bisogno dei miti, perché dialogano con ciò che di più umano, puro e fragile ci portiamo dentro.

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Paola Mastrocola Nasce a Torino nel 1956. È stata Lettrice di Letteratura Italiana presso l’Università di Uppsala in Svezia e insegnante di Lettere nei licei a Torino e provincia fino al 2015. Dal 2014 al 2020 ha tenuto la rubrica mensile sulla Domenica de Il Sole 24Ore e dal 2006 collabora con La Stampa.

L’autrice dimostra una solida padronanza di scrittura e una grande capacità nel raccordare il mito con temi vividi della contemporaneità come l’identità, la libertà, il perdono, l’accettazione di sé, grazie ad uno stile raffinato e poetico, ma conciso e mai magniloquente o fine a stesso.

Il Dio Del Fuoco è una lettura che rapisce, ammalia, commuove.

Ci ricorda che ognuno è il fabbro di sé stesso, se lo vuole. Ma il prezzo da pagare è alto: il dolore di lasciarsi sciogliere, il coraggio di prendere ogni volta nuove forme.

Troveremo quasi soltanto dèi fra queste pagine, allegri e dispettosi, violenti e gentili, generosi e crudeli, vendicativi, ambiziosi, sognatori. “Umani, troppo umani”, volendo utilizzare una citazione di Nietzsche.

«Gli dèi non sempre si accorgono di ciò che accade. Guardano altro, pensano ad altro. Si lasciano distrarre. Così anch’essi si smarriscono. Non capiscono, sbagliano, si confondono. E ogni tanto si perdono qualcosa, che forse era importante».

Ma troveremo soprattutto lui, Efesto.

Il dio che forgia il mondo grazie al fuoco. Il dio escluso, storpio, deriso, l’orfano adottato da due madri, l’unico dio che lavora senza oziare, il fabbro che costruisce una città sull’Olimpo e i primi automi della storia.

Mai domo, mai completamente soddisfatto, Efesto è dissonanza, attrito, fatica, e sconterà sempre le ferite dell’abbandono, alla ricerca dell’amore che gli è stato subito negato.

Forse è vero, non può esistere l’arte senza sofferenza.

Ma la vita segue dei corsi bizzarri, presso noi mortali come sull’Olimpo.

E il più brutto tra gli dèi sposerà Afrodite, la più bella tra le dee.

Che cos’è il mito, in fondo, se non un grande romanzo contemporaneo?

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IL DIO DEL FUOCO – EINAUDI – 2024

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