L’Alfabeto Delle Emozioni – Intervista a Rita Poggioli

L’Alfabeto Delle Emozioni – Intervista a Rita Poggioli

Rita Poggioli, dopo la recensione di L’Alfabeto Delle Emozioni, continua a raccontarci delle emozioni dei bambini, della genesi del libro e di molto altro ancora.

Com’è nata l’idea di L’Alfabeto Delle Emozioni?

Devo dire che non è la prima volta che scrivo un libro sulle emozioni, che ritengo un argomento importante dal punto di vista educativo e pedagogico. Secondo me è importante cominciare a parlare prima possibile di emozioni ai bambini, perché conoscendo meglio se stessi e la propria interiorità, entreranno più facilmente in contatto con gli altri ed avranno rapporti migliori con coetanei ed adulti. Essendo un’insegnante di scuola Primaria sperimento quotidianamente che conoscere le emozioni aiuta i bambini a dare una diversa lettura degli stessi fatti o dei comportamenti e a capire meglio il mondo.

Ho voluto presentare alcune emozioni corrispondenti alle lettere dell’alfabeto per sottolineare che esse debbano essere insegnate come si insegna ai piccoli a leggere e scrivere.

L’educazione emotiva può essere determinante e ha la stessa importanza dell’alfabetizzazione linguistica, perché un bambino che vive in modo sereno la propria infanzia forse avrà più probabilità di diventare un adulto equilibrato.

Come si scrive un libro così bello, educativo e variopinto per un bambino?

Si scrive con il desiderio di attirare l’attenzione dei bambini su un argomento importante, con un albo illustrato dove la leggerezza delle filastrocche e i colori delle immagini si fondono molto bene insieme, tanto che a volte sono le filastrocche ad essere colorate e le immagini ad essere leggere.

Si scrive con la speranza che possa essere una piacevole lettura per i bambini che già sanno leggere da soli o un testo utile, per i genitori, gli insegnanti, le educatrici…che volessero leggerlo ai più piccoli per avviarli alla scoperta del loro mondo interiore.

Si scrive con la consapevolezza che non possa porsi come una lista completa delle emozioni, ma credendo che possa dare un piccolo contributo all’alfabetizzazione emotiva per i più piccoli.

Si scrive con la convinzione che insegnare a riconoscere le emozioni sia un primo passo per un corretto sviluppo affettivo del bambino.


Perché hai scelto proprio l’alfabeto per codificare le emozioni?

Perché per il bambino l’alfabeto è importante, è uno dei primi argomenti della conoscenza scolastica formale. Ogni alunno si impegna molto nella fase di apprendimento delle lettere e la scrittura e la lettura sono le prime prove che sperimenta con responsabilità. Il messaggio è che anche le sensazioni che si sentono dentro di noi sono importanti, sono tante e che l’alfabeto può aiutarci a conoscere il nome di alcune di esse.                       

Quanto tempo ci è voluto per strutturarlo?
Scrivere un libro richiede del tempo. Qualcuno penserà: “Ma in quel libro ci sono poche parole e sono scritte grandi, poi la pagina è riempita solo dal disegno, quindi si fa presto”.

Invece meno parole contiene e più vanno soppesate.

A maggior ragione se si scrive per i ragazzi, bisogna dare la giusta importanza alle parole. A volte in un testo per bambini una parola racchiude un mondo di significati.                                                              

Diciamo che la prima stesura è fatta di GETTO. Dura comunque alcuni mesi. Poi evito di rileggere il testo per un po’ di tempo per farlo “decantare”. Quando lo rileggo alcune parti non mi sembrano più così perfette e le correggo fino a quando il tutto non mi soddisfa pienamente. Una cosa è certa: nella scrittura non esiste BUONA LA PRIMA.                                                                      

La parte illustrata è molto efficace, vi siete trovate subito con l’illustratrice?

Purtroppo ancora oggi non conosco Elena, anche se mi piacerebbe moltissimo poterle parlare. Ho inviato le mie filastrocche all’editor della Gribaudo, Daniela Gamba, che in seguito mi ha contattato dicendomi che le mie filastrocche erano state mandate alla scuola di illustrazione Ars in Fabula, per essere illustrate da una allieva, che le avrebbe utilizzate come tesi finale del suo master.

L’illustratrice ha ricevuto i testi e si è ispirata ad essi per il suo prezioso lavoro.

So che Elena ha ottenuto il diploma dell’accademia di illustratori editoriali con un ottimo punteggio. Come dicevo, spero di poterla conoscere e magari collaborare con lei per un altro albo.

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Com’è per te la situazione odierna di un bambino, troppi input o quelli giusti?

Condivido il pensiero del filosofo, sociologo nonché psicoanalista Umberto Galimberti, che afferma che i bambini di oggi sono sottoposti a troppi stimoli che la loro psiche infantile non è in grado di elaborare.

Credo che ognuno, nel proprio ambito cerchi di fare la cosa giusta, ma è la quantità e la velocità che sono pericolose.

La scuola, la TV, le attività extrascolastiche in cui sono impegnati, i processi di adultismo a cui sono sottoposti, la comunicazione fatta di ordini e di tempi troppo veloci per il modo di vivere di adulti con altrettanti ritmi veloci, il poco ascolto, la scarsissima attenzione a quel che nella loro interiorità vanno elaborando, creano due tipi di reazione: andare in ansia o appiattire la propria psiche, in modo che gli stimoli non abbiano più alcun effetto.


Cosa faresti per migliorare l’insegnamento per una crescita migliore dei bambini?
A mio modesto parere bisognerebbe riscoprire la lentezza, non scandire le giornate dei bambini con troppi appuntamenti, far conoscere la noia, che è una grande dispensatrice di creatività e fantasia. Non dire sempre sì, ma far sperimentare ai bambini piccole frustrazioni, che li renderanno più forti e non solo spavaldi nell’apparenza.

Non compensare la mancanza di presenza con regali materiali, dare qualità al tempo che si può concedere ai bambini e per qualità intendo condivisione e ascolto. Non concedere tutto e subito perché altrimenti non conosceranno il desiderio, l’attesa, la voglia di lottare per raggiungere un obiettivo e piano piano smetteranno di meravigliarsi ed anche di sognare.

Imparare a dare l’esempio, come adulti, separarci dai nostri smartphone e far fare altrettanto ai bambini. Non comperare il telefonino di ultima generazione ai piccoli, perché a quell’età esso dovrebbe essere utilizzato soltanto per alcune funzioni. Usare tablet, Play Station e computer per tempi limitati e con il monitoraggio discreto degli adulti. Ma mi rendo conto che la teoria è più semplice della pratica!


Qual è una soddisfazione particolare che hai ricevuto tramite L’Alfabeto Delle Emozioni?

Devo dire che i bambini mi danno grandi soddisfazioni. Vedere il mio libro nelle loro mani, sentirmi chiedere quando potranno leggere il prossimo, avvicinarsi per conoscermi o per regalarmi un loro disegno, chiedere una dedica sul libro; tutto questo è meraviglioso.

D’altra parte, tra gli adulti, mi ha fatto tanto piacere leggere un pezzo intitolato “Le mie segnalazioni”, scritto da Pino Boero, professore di letteratura per l’infanzia e Pedagogia della lettura all’università di Genova, che dice: ” Vorrei segnalare L’alfabeto delle emozioni di Rita Poggioli. Bella l’idea di costruire filastrocche sulle emozioni dei bambini (una per ogni lettera dell’alfabeto) e mai “didattici” i testi che anzi mettono in moto l’intelligenza e divertono“.                                                                                                                                                  

Bellissimo complimento e mia massima aspirazione quella di sollecitare il pensiero, non dimenticando di divertire.

Progetti futuri? Altri libri per bambini? Puoi svelarci qualcosa?

Progetti molti. Ho finito un lavoro che mi ha impegnato a lungo: il titolo è Animali diversi…per modo di dire, sono filastrocche i cui protagonisti sono animali diversi dai soliti stereotipi.

Ho rimesso mano a due testi per albi illustrati che trattano argomenti importanti e di grande attualità. Il primo è una storia dal titolo Margerita cuore d’ortica, che spiega con tutta la delicatezza che richiede, l’autismo ai bambini e il secondo è una storia che si intitola Caterina allo specchio, su un tema complesso come i cambiamenti dovuti all’età, l’accettazione di sé e di riflesso anche i disturbi dell’alimentazione, patologie in serio aumento, che riguardano bambine e bambini sempre più piccoli.

Non voglio annoiarvi, ma molto altro c’è nel famoso cassetto!

Ciao a tutti i lettori!  

L’ALFABETO DELLE EMOZIONI – GRIBAUDO – 2019

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