Ci sono libri che parlano alla pancia. Altri che parlano alla testa. Medicina In Cucina parla a tutte e due, ma con un tono che sembra uscito da quella zia un po’ medico, un po’ strega, che ti cura il reflusso col finocchietto e l’ansia con due righe scritte a mano su un foglietto di carta oleata.
Giulia Ciccarelli non è una guru – per fortuna – ma una specialista in Medicina Interna che ha deciso di farsi un giro tra i fornelli per spiegarci come, quando e soprattutto perché quello che mangiamo ci rende quello che siamo. Più gonfi o più leggeri. Più svegli o più bolliti. Più vivi o più stanchi.
Medicina In Cucina è una dichiarazione d’amore alla cucina intesa come primo presidio di salute, ma senza fanatismi, senza bacchette magiche e soprattutto senza tofu fritto travestito da cotoletta. C’è rigore, sì, ma c’è anche tanto buon senso, quel vecchio arnese che oggi pare demodé, ma che – come l’aglio – salva la vita più di quanto si dica.
Il centro del discorso è l’infiammazione cronica, quella bestia silenziosa che non fa rumore ma lavora nell’ombra: ti lascia stanco appena sveglio, ti fa venire il mal di testa quando hai fame, ti gonfia la pancia appena guardi un biscotto. È lei che comanda in segreto. E il bello è che la puoi combattere con le armi più semplici: un buon brodo, una verdura cucinata bene, un pasto fatto a orari umani.
La Dott.ssa Ciccarelli costruisce un percorso a tappe, accessibile a chiunque abbia due mani, un fornello e un minimo di voglia di capire cosa si sta mettendo nel piatto.
Niente pozioni o superfood esotici: qui si torna alla cucina vera, quella dei mercati rionali, delle stagioni, dei rimedi della nonna con la laurea.
I capitoli scorrono con facilità: si parla di intestino, di stress, di sonno, di metabolismo – e lo si fa senza latinismi inutili o paroloni da congresso. Ogni tema ha una sua spiegazione chiara e una manciata di ricette che non ti fanno sentire scemo o fuori tempo massimo.
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Le ricette, appunto. Vere, commestibili, ripetibili. Scritte come se l’autrice stesse lì a fianco, col cucchiaio di legno in mano, pronta a dirti “fermate co’ ’sta panna, che te rovina il lavoro di tre giorni”.
Il cibo è sempre descritto come alleato, mai come nemico. La dieta non è punizione, ma riconciliazione. Cucinare, insomma, come gesto di cura. E per una volta non solo degli altri, ma anche – anzi soprattutto – di se stessi.
C’è anche una piccola rivoluzione culturale, sotto sotto: Medicina in cucina si inserisce nel filone di quei libri che vogliono rieducare senza moralismo. Fa venire voglia di fare la spesa, non di contare le calorie. Di ascoltarsi, non di giudicarsi. E riesce in un’impresa non da poco: mettere insieme scienza e quotidianità, teoria medica e mestolo, sistema nervoso e peperonata.
Alla fine della lettura, quello che resta è una sensazione rara: la gratitudine. Perché Medicina in cucina non ti fa sentire colpevole, ma parte di una possibilità. Non ti dice “sei sbagliato”, ma “puoi volerti più bene”. E te lo dice con un sorriso che passa tra le righe, come certi dottori bravi che ti rassicurano solo col tono di voce.
In sintesi? È un libro utile, intelligente, empatico. Da tenere sul piano cucina vicino a un mazzo di rosmarino e a quella voglia mai sopita di stare meglio, partendo da dove tutto comincia: il piatto.
MEDICINA IN CUCINA – MONDADORI – 2025
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