Recensione di Nuvole Nell’Armadio – L. M. Bruno


Nuvole NellArmadio Recensioni

Nuvole Nell’Armadio, una citazione:

“C’è chi fotografa musi di gatto, barboni dormienti, barattoli sudici o entra con l’impudico obiettivo nelle viscere dei fiori; chi inquadra i muscoli degli atleti, o chi esplora il fondoschiena delle donne. Io ho scelto da sempre le nuvole: le cerco, le esamino, le inseguo, le pedino, fino a che si perdono e si addormentano nel buio della sera: Perché dipingere quadri impossibili? Io fotografo le nuvole, le più belle, quelle colte in flagrante; qualche gallerista le espone, una fabbrica di carta da parati le ingrandisce e le stampa. Vivo così d’aria e di nuvole.”

Già se lo chiedevano Ninetto Davoli e Totò diretti dal genio di Pasolini. Che cosa sono le nuvole?

Nuvole Nell’Armadio sono un insieme di racconti scritti dal poeta salentino Luigi M. Bruno, che ora si approccia alla narrativa, divertendosi nel declinare in racconti brevi le infinite variazioni dell’esistenza.

Racconti che sono in numero di trenta, esattamente come le Variazioni Goldberg.

Tanti i tasti toccati nei suoi racconti, tanti i personaggi narrati, un uomo solo che narra.

Solo in tutti i modi in cui un individuo può esserlo, di primo acchito, ma c’è anche l’amore, il viaggio, sia interiore che esteriore, il rimirarsi allo specchio, il sogno, la capacità di sopportare le avversità, di osservare le piccole cose con curiosità e non con sciatteria.

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Bruno infatti, con una notevole capacità di osservazione e di prosa, riesce a penetrare, e a reinventare, le vite degli altri. Fantasticando sulle infinite declinazioni dell’esistere, alternando continuamente e con maestria i registri, che passano dal buffo al grottesco, dal surreale al tragico.

Sulla falsariga di Honorè de Balzac, Bruno ci illustra la sua, personalissima, “Comédie humaine”.

Per tale ragione, suppongo, in Nuvole Nell’Armadio i racconti sono raccolti in quattro ripartizioni – l’amore, il viaggio, dentro lo specchio e autoscatti – che rispecchiano le molteplici sfaccettature dell’essere e le storie di persone all’apparenza comuni.

Bruno ci regala polaroid lisergiche, vivide come le pennellate del pittore del racconto “L’amico di Van Gogh”, che ho particolarmente amato.

In alcuni racconti sicuramente si riverberano componenti autobiografiche. In altri l’autore si immedesima delle “vite degli altri.” Siano esse verosimili o fantastiche. Oppure osservandole da uno spioncino, omaggiando con gusto i grandi autori dell’onirico e dell’immaginifico (penso a Fellini, Benni, Rodari ma anche al Guccini di “Madame Bovary”), nelle descrizioni di piccole esistenze e di storie sghembe.

È proprio vero. I grandi sogni possono trovar nido in piccole, piccolissime stanze.

NUVOLE NELL’ARMADIO – LA RUOTA EDIZIONI – 2018

 

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