Orbital di Samantha Harvey – Recensione


Orbital Recensioni

Orbital, una citazione:

“Ruotano intorno alla Terra nella stazione spaziale, così uniti e così soli che ogni tanto persino pensieri e mitologie si fondono. A volte sognano gli stessi sogni – frattali e sfere azzurre e volti familiari inghiottiti dall’oscurità, e il nero vivace dello spazio che è una frustata a tutti i sensi. Lo spazio puro è una pantera, selvatica e primordiale; la sognano aggirarsi ferale tra loro.”

Nel cuore nero del cosmo, sei astronauti viaggiano in orbita attorno alla Terra, a bordo di una stazione spaziale.

Vengono dall’America, dalla Russia, dall’Italia, dalla Gran Bretagna e dal Giappone, e sono partiti per studiare il silenzioso pianeta blu, su cui scorre intensa la vita da cui sono esclusi: un matrimonio in crisi, un funerale, un fratello ammalato, un tifone che minaccia devastazione.

Li vediamo nei brevi momenti di intimità in cui preparano pasti disidratati, fanno ginnastica per non perdere massa, dormono a mezz’aria in assenza di gravità, stringono legami tra loro per sottrarsi alla solitudine.

Ognuno è preso dai propri pensieri e dal proprio passato terrestre, ma più scorre il tempo più cominciano a sentirsi parti di un unico corpo – Pietro la mente, Anton il cuore, Roman le mani, Chie la coscienza, Shaun l’anima e Nell il respiro.

Profondo e commovente, questo romanzo è un canto d’amore alla bellezza dell’universo e del nostro pianeta, che osservato da lontano diventa prezioso e precario: un gioiello sospeso nell’infinito, uno splendore ammaccato e smaltato.

Samantha Harvey ci ricorda che di fronte all’immensità del tempo e dello spazio siamo solo piccole foglie al vento, e che la nostra esistenza è scritta dal futuro che riusciamo a sognare.

Questo è un libro per chi vede le pennellate di William Turner nei paesaggi trafitti di luce, per chi fluttua e volteggia nel profondo di un sogno, e per chi ha capito che esistiamo in un’effimera fioritura di vita e sapere, un’esplosione estiva, fugace come uno schiocco di dita.

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Samantha Harvey è una delle maggiori autrici in lingua inglese e con Orbital ha vinto all’unanimità il Booker Prize 2024.

È detta overview effect la sensazione quasi onirica, infusa di amore e tenerezza, che gli astronauti dicono di aver provato la prima volta che hanno guardato la Terra dallo spazio: così abbagliante, pura, indifesa, circondata dal buio cosmico. La presenza umana si nota solo quando i bagliori delle grandi metropoli si vedono dall’alto, come fitti arazzi urbani ricamati.

Nonostante la velocità con cui la stazione spaziale si muove intorno al pianeta, nel romanzo è la lentezza che domina ogni azione e ogni descrizione.

Si irradia una flemma pacifica che non ha niente a che fare con il tempo delle azioni umane, ma con un senso di ineluttabilità, di fluidità, di immensità.

Nello spazio gli astronauti sono uniti da qualcosa di trascendente. Le loro famiglie sono loro stessi, più che quelle terrestri. Sanno che nessun altro capirà quello che hanno provato in orbita, sanno che le parole non saranno mai abbastanza. Si sentiranno, in un certo modo, per sempre solitari, per sempre incompresi.

Orbital più che un romanzo in senso stretto assomiglia ad una partitura classica, è quasi un valzer. Un’aura poetica e incalzante ne pervade le pagine, in un’atmosfera sospesa che ricorda i film di Tarkovskij.

Infatti, se il tempo del racconto è scandito dalle orbite intorno alla Terra, il tempo interiore della coscienza si dilata, echeggiando di eternità.

Prima di tutto, però, Orbital è una dichiarazione d’amore per questo corpo celeste dotato di un fulgore etereo, la Terra, madre e matrigna di tutti noi: ispirati, irrisolti, imperfetti umani.

Così determinati e, al contempo, così fragili.

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ORBITAL – NN EDITORE – 2025

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