Piccole Fughe, una citazione:
“Le uniche lucciole che da bambino vedevo librarsi nell’aria le sere d’estate erano i mozziconi di sigaretta lanciati dai camionisti nel nostro giardino, che io mi precipitavo a spegnere temendo prendessero fuoco le siepi rinsecchite che ci schermavano la strada.”
Piccole Fughe è un romanzo di formazione ambientato fra la provincia romana e la Calabria.
Alessio, il protagonista, è un bambino di nove anni trascurato dai genitori, impegnati nella restituzione di un grosso debito contratto dal fratello del padre con la malavita.
L’unica persona con la quale poter interagire è l’eccentrica nonna Sofia, colpita da un principio di Alzheimer.
Da una foto giovanile nei panni di Ofelia, Alessio si convince della veridicità dei racconti della nonna sul suo passato di attrice teatrale.
Così cercherà – attraverso una rocambolesca fuga on the road dalla Calabria a Cinecittà – di aiutarla a realizzare il sogno di recitare un’ultima volta.
Una storia in cui ciascuno di noi potrà riconoscersi; dove il legame intergenerazionale vince, anche attraverso l’ironia, sulla solitudine e sulla malattia.
Questo romanzo è l’esordio letterario di Marco Turella, nato a Roma, dove vive e lavora.
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La storia di Alessio e della sua famiglia si colloca a metà degli anni Ottanta e si concentra tra dicembre e aprile, con un’appendice che rivela al lettore come è andata a finire.
La famiglia vive una situazione di crisi perché costretta a ripagare un ingente debito dello zio paterno. Questa situazione è fonte di continue recriminazioni materne, che se la prende anche con la suocera che non vorrebbe in casa con loro.
Alessio deve affrontare il bullismo dei compagni di scuola che lo prendono in giro per i suoi capelli rossi e le frecciate della sorella che si diverte a tormentarlo.
Il suo unico punto di riferimento è la nonna, con cui si diverte a immaginare le storie delle persone.
Il punto di svolta sarà un viaggio in Calabria, per il matrimonio di una cugina: la fuga di Alessio e nonna Sofia insieme al gatto Polifemo innescherà quel cambiamento che il ragazzino non riusciva a intravedere.
Bildungsroman, giallo e romanzo arguto si fondono in questa storia sulla rinascita di una famiglia, narrata con misura e garbo.
Il protagonista è un bambino che si rifugia in un suo mondo interiore, un po’ come Bastiano de “La storia Infinita”, mentre nella caratterizzazione ricorda l’interprete di “Incompreso” di Comencini.
Ci sono libri scritti da adulti che parlano con voci di bambini: qualche volta, sono vocette pretestuose, querule.
Questo accade quando si vogliono scimmiottare le voci dei bambini con una condiscendenza manierata che nasce dal fraintendimento di ciò che è l’infanzia: l’equazione fallace che la equipara all’innocenza, o a una spensieratezza indifesa.
Ma l’infanzia non è quell’arcadia che credono quelli che si sono scordati cosa voglia dire essere bambini, quelli che ai bambini parlano come se non capissero niente. Non c’è bisogno di fare le vocine, per parlare ai bambini: i bambini non sono scemi.
Vanno protetti e ascoltati, non preservati dal mondo. Perché l’infanzia non è una malattia né uno stato di debolezza.
L’infanzia ci insegna piuttosto che la verità, se siamo fortunati, possiamo trovarla dentro di noi, man mano che si cresce, vivendo.
Piccole Fughe ci ricorda proprio questo. Come anche che perseguire i propri sogni, per quanto minuti, renda più sopportabile la nostra quotidianità.
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PICCOLE FUGHE – EDIZIONI EFESTO – 2024
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