Recensione di La Città Interiore – Mauro Covacich

Recensione di La Città Interiore – Mauro Covacich

La copertina di La Città Interiore è una foto di Jane Long, fotografa australiana, è intitolata “Sweetheart” e rappresenta in pieno la storia che Mauro Covacich ci racconta.

Davanti allo specchio passato e presente, ne La Città Interiore lo sfondo è lo stesso: Trieste.

Bellissima l’immagine iniziale:

“Il bambino è diretto al Borgo Teresiano, vicino alla chiesa con la cupola blu, vicino al Canale, vicino alle bancarelle di Ponterosso. Sa dov’è. A sette anni si muove in città come un migratore lungo le rotte celesti. Non conosce i nomi delle vie, segue riferimenti emotivi, talvolta geometrici, i colori delle insegne, le fughe di luce verso la marina, i volumi dei pieni e dei vuoti tra i palazzi, le chiome degli alberi. Ha una bussola interna, l’infallibile magnetismo di un uccellino cresciuto per strada.”

E’ il 1945, il bambino è il padre dell’autore.

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No, non è una autobiografia La Città Interiore e no, non è neppure un romanzo. Un libro che potrebbe forse essere più vicino ad un saggio dove si raccontano pagine di storia del nostro Paese: la seconda guerra mondiale, il terrorismo degli anni Settanta.

“Papà, semo in guera?”

E’ il 1972 e in quel Settembre Nero i terroristi hanno fatto saltare due cisterne di petrolio, Covacich, piccolissimo, chiede al padre spiegazioni, non capisce.

In La città interiore riscopriamo figure come quella di Jan Morris, la scrittrice che però viene raccontata quando era ancora un uomo e si chiamava James, soldato dell’esercito britannico, c’è il compositore Antonio Bibalo, c’è Pier Antonio Quarantotti Gambini che difese dall’attacco tedesco la libreria di Umberto Saba.

E’ il racconto degli esuli istriani.

“Solo così puoi farcela, solo se abbandoni le certezze del posto da cui sei partito e ti butti nel vuoto. Poi però succede che il posto da cui sei partito ti viene a cercare. La memoria è una brutta bestia, spesso agisce contro la tua volontà”

Il memoir di una città, il memoir di una famiglia.

LA CITTA’ INTERIORE – MAURO COVACICH – LA NAVE DI TESEO


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