Recensione di Trionfo d’Amore – Aldo Della Vecchia

Recensione di Trionfo d’Amore – Aldo Della Vecchia

La curiosità, e una atavica passione per la carta stampata, mi hanno portata a leggere Trionfo d’Amore, Breve Storia del Fotoromanzo, un libro su un fenomeno editoriale che è stato parte della cultura pop del nostro Paese, dal dopoguerra.

E oggi è tornato tra noi!

C’era una volta, qualche decennio fa, un’Italia semplice e sognatrice, ingenua e naïf, in cui la televisione aveva pochi canali, i programmi a colori erano una novità, i telefonini e Internet non esistevano, e milioni di persone leggevano i fotoromanzi.

Non tutti lo sanno, ma il fotoromanzo è un’invenzione squisitamente italiana che risale al secondo dopoguerra, poi esportata con enorme successo in tutto il mondo“.

Il mondo del fotoromanzo si intreccia con quello del nostro Bel Paese, dei suoi attori più amati, di usi e costumi, dagli anni 40 fino ai nostri giorni.

Da subito fu una realtà editoriale dall’enorme successo e le molte ristampe, e la prima rivista a pubblicarne uno, o almeno un suo antenato, fu Grand Hotel nel luglio del 1946.

In breve tempo molti editori si sono gettati a capofitto nella produzione di questo prodotto, dal prezzo più basso di un biglietto cinematografico e che si può leggere, rileggere e rileggere.

In Trionfo d’Amore si snocciolano vicende editoriali che si intrecciano e rispecchiano quelle sociali, dove il fotoromanzo è inarrestabile nei decenni, perché dà modo di sognare attraverso storie e personaggi accuratamente creati, spesso da sceneggiatori.

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Negli anni ’60 poi la Lancio, che sotto il fascismo era un’agenzia di pubblicità, rinnova il prodotto fotoromanzo non limitandosi a usare attori famosi per i suoi (come Sophia Loren) ma decide di crearli e lanciare nuovi miti.

Le storie vengono ambientate nel presente, tutto è più simile alla realtà, i ritmi sono più incalzanti e non ci si limita più alle storie d’amore, ma si aggiungono i gialli e la suspense.

La formula è vincente e nel 1974 arriva il colore!

Poco dopo un giovanissimo Massimo Ciavarro, notato in spiaggia da un regista di fotoromanzi, verrà a breve consacrato come idolo indiscusso del settore.

La lettura di questo libro è affascinante perché ti fa fare un salto nel passato, e mentre si legge si immagina la vita prima in bianco e nero e poi a colori.

Ma è negli anni ’80 che arriva qualcosa di cui ho memoria, che avevo rimosso, e che mi fa sorridere nel ricordo.

Le tirature sono da urlo, milioni di lettori ancora amano il fotoromanzo e si decide di renderlo un prodotto per giovanissimi.

Il formato diventa tascabile, da poter mettere in cartella o nella tasca, gli argomenti si moltiplicano e si aggiungono rubriche di musica, cinema, televisione, bellezza…tra tutti uno è impresso nella mia mente: Cioè.

Torno sui banchi di scuola e i ricordi mi si sbloccano, uno dopo l’altro.

Una caratteristica, che leggo qui essere proprio quella vincente, era ciò che più mi piaceva (a parte i poster di Bon Jovi) ovvero i gadget. C’era sempre qualcosa in omaggio.

Su Cioè scrivono Maurizio Costanzo, Anna Pettinelli, Dario Salvatori…

Fra le iniziative di maggior successo negli anni Ottanta c’è L’Eco dei Sorcini, un vero e proprio giornale nel giornale, con la supervisione di Renato Zero.

Gli interpreti dei fotoromanzi che per molti anni sono stati uno degli ingredienti principali di Cioè sono attori al debutto in seguito diventati vere e proprie star in altri ambiti. Un nome su tutti: Riccardo Scamarcio.”

Poi arrivano le telenovelas, Internet, la crisi della carta e tutto cambia, fino al 2020, quando “il fotoromanzo risorge, con tanto di comunicato stampa ufficiale“.

Questo viaggio culturale, attraverso la storia del fotoromanzo italiano, mi è piaciuto molto ed ho apprezzato anche le variazioni sul tema nell’ultimo capitolo: le brevi storie delle svariate tipologie di fotoromanzi.

Da quello letterario, religioso, satirico, pubblicitario, fino a quello a luci rosse, con Cicciolina superstar.

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TRIONFO D’AMORE – GRAPHE – 2021

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