Stagno di Gianmaria Volpato – Recensione


Stagno Recensioni

Stagno, una citazione:

“Ho sempre avuto pochi fissi pensieri, la mia infanzia aveva una testa e basta, che spesso si inceppava o smetteva del tutto di funzionare. Poteva succedere per qualsiasi cosa, macchie sui vestiti degli altri, i denti della gente, l’odore degli aliti, il pacco degli adulti maschi che gonfiava i pantaloni, il sesso in tutti i modi, il dolore, il pensiero di smettere di respirare o quello di bruciare vivi. Io non sapevo cosa fosse la morte, da piccolo, ma già la cercavo in modo inconscio e audace.”

Italo ha diciassette anni ed è cresciuto in una sconosciuta e pigra provincia insieme alla madre, Stefania, una bella donna di mezz’età che gestisce un centro estetico e che, durante l’infanzia del figlio, lo ha trascinato da un concorso di bellezza all’altro.

Perché è bello, Italo, ma non se ne cura minimamente. Ne è anzi infastidito, dal momento che sembra l’unica cosa di lui che la gente nota.

Italo è un solitario e anche per questo un attento e sensibile osservatore del piccolo mondo che lo circonda, fatto di vizi e ipocrisie, drammi e giorni sempre uguali.

Ha un unico amico, Patrick, colosso di muscoli dai capelli arancioni fissato con le moto e la palestra, diversissimo da lui ma anche il solo capace di mostrargli un affetto sincero.

E così, tra corse in bicicletta che tagliano le campagne afose di inizio agosto e la puzza della provincia che ti si appiccica addosso non appena ti avvicini alla città, tra le visite domenicali alle prostitute dell’autolavaggio di via Watt, le feste di compleanno popolate dalle amiche ubriache e disperate della madre e le commemorazioni per la vittima di un orrendo crimine compiuto quarant’anni prima, si sviluppa la storia di Italo, ospite suo malgrado di una realtà aliena che solo lui sembra vedere inutilmente immobile.

La prima prova d’autore di Gianmaria Volpato è un romanzo ruvido, innervato di lucida e tagliente ironia.

Un placido viaggio nell’ignoranza.

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Gianmaria Volpato, in arte gIANMARIA, è un cantautore vicentino nato nel 2002. Stagno è il suo primo romanzo.

Italo non riesce, dal punto di vista sociale, a risultare interessante a nessuno, o almeno così crede.

Al di fuori del suo fidato amico Patrick, sembra incapace di relazionarsi con persone diverse da lui, quasi non riesce a parlare con le ragazze.

Sembra che nulla che lo interessi davvero, immobilizzato in una quotidianità non consolante anzi opprimente.

L’unica idea costante, onnipresente, è il sesso. Una sessualità che, però, Italo non riesce a vivere con le coetanee.

Stagno è la storia di un ragazzo curioso e inquieto in cerca di qualcosa che dia in senso alla sua esistenza.

Un romanzo che ci offre una visuale spietata e schietta di un luogo più che di una vita, un posto in cui il tempo scorre a vanvera senza che accada davvero nulla e Italo sembra l’unico a rendersene conto.

Ciò che all’inizio sembra la storia di un giovane Holden di provincia, ad un tratto vira verso il racconto giallo quando il ragazzo inizia ad interessarsi ad un vecchio caso di cronaca nera del paese.

Quale sia il motivo di questo interesse assillante, Italo non lo dice a nessuno.

Stagno si rivela un ottimo romanzo d’esordio, non un classico “romanzo di formazione” ma un crudo spaccato di realtà giovanile.

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