Recensione di Italo Balbo – Claudio G. Segrè


Italo Balbo Recensioni

Italo Balbo, una citazione:

“Esuberante ed irrequieto, amava la vita in ogni sua manifestazione, scrisse Ciano. Aveva più impeto che ingegno, più vivacità che acume. Ma era un uomo dabbene, ed anche nella lotta politica – che il suo temperamento fazioso ricercava – non si sarebbe mai abbassato ad espedienti  disonoranti o ambigui … il ricordo di Balbo rimarrà a lungo tra gli italiani, perché era soprattutto un italiano, con i grandi difetti e con le grandi qualità della nostra razza.”

Italo Balbo, una vita fascista è la biografia di una delle figure di spicco del fascismo: Balbo, lo squadrista, l’aviatore, il gerarca, il quadrumviro, il governatore.

Il 28 giugno 1940, il suo aereo venne abbattuto per errore dalla contraerea italiana nei cieli di Tobruk, poco dopo un’incursione aerea inglese. Finiva così, con un caso di “fuoco amico”, la vita di uno dei personaggi più popolari e influenti del regime.

Uomo spavaldo e violento, dotato di una personalità sulfurea e ardimentosa, spericolato e carismatico, tra tutti i maggiori gerarchi Balbo fu virtualmente il solo a vivere l’ideale di vita fascista e a incarnare “l’uomo nuovo” preconizzato da Mussolini.

La sua fama si estendeva molto al di là dell’Italia, grazie alle sue imprese aviatorie che gli valsero la notorietà internazionale: caso unico tra i gerarchi, aveva una cerchia di conoscenze e amicizie cosmopolita e, ovunque volasse, dall’America Latina all’Unione Sovietica, appariva come l’emissario di una nuova Italia.

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Con il supporto di un’ampia documentazione e senza cedere all’agiografia, Segrè, studioso del fascismo italiano, ricostruisce la vita di Balbo in una narrazione davvero avvincente che, al contempo, getta luce sulle dinamiche interne del potere fascista.

Di formazione repubblicana e mazziniana, Balbo non fu un fascista della “prima ora” del 1919. Aderì al fascismo due anni dopo, per motivi tanto di carriera che ideologici. Anche se alcune istituzioni e ideologie che ora comunemente associamo al fascismo – lo stato totalitario, il corporativismo, le leggi razziali – gli furono sempre aliene.

Nel 1921 aderì al PNF ed ottenne l’incarico di segretario del Fascio ferrarese, le squadre da lui dirette divennero sempre più il braccio armato dei padroni agrari e della borghesia conservatrice.

Il 28 ottobre 1922 fu tra i quadrunviri che organizzarono le camicie nere dirette verso Roma e, successivamente, fu nominato comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), il corpo militare in cui sarebbero state inquadrate le squadre d’azione.

Segrè riesce a dipingerne un ritratto pubblico e privato molto appassionante, in cui i tratti sia negativi che positivi del suo carattere non vengono sottaciuti.

L’audacia, per cominciare, dal momento che Balbo è stato il fondatore dell’Aeronautica Militare italiana, grande pilota, organizzatore di due trasvolate atlantiche.

Nell’ultima e più famosa (luglio 1933) guidò un gruppo di 25 idrovolanti che volarono in formazione da Orbetello a Chicago e ritorno, coprendo una distanza di quasi ventimila chilometri: l’eco dell’impresa ebbe una diffusione mondiale, nessuno aveva mai osato tanto.

I successi e la popolarità gli si ritorsero contro e nel 1934 Mussolini decise di “ricollocarlo”, assegnandoli un incarico apparentemente prestigioso come quello di governatore generale della Libia. In realtà, Mussolini relegò il gerarca ai confini dell’impero, forse perché Balbo non aveva mai lesinato giudizi negativi su Mussolini stesso e la sua politica.

Anche in Libia, però, dimostrò grandi capacità come organizzatore e gestore, sovvertendo il modus operandi e le politiche miopi e repressive messe in atto dai precedenti governatori Graziani e Badoglio, fino alla tragica morte.

Italo Balbo, una vita fascista, non lesinando un’analisi critica profonda del fascismo, ci restituisce il ritratto di una personalità affascinante.

Insieme a Farinacci – che fu suo acerrimo nemico – tra i gerarchi era l’unico che Mussolini temesse come possibile rivale.

E ne aveva ben donde.

ITALO BALBO – IL MULINO – 2020

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