Recensione di Giorni Selvaggi – William Finnegan

Recensione di Giorni Selvaggi – William Finnegan

Se in Sulla strada, Jack Kerouac ha descritto la beat generation con minuziosa devozione. In Giorni Selvaggi, William Finnegan ha fatto lo stesso con il mondo del surf.

Il suo Giorni Selvaggi si sarebbe potuto tranquillamente chiamare Sull’onda parafrasando quello di Kerouac.

E’ un ritratto preciso, documentato dalle stesse esperienze personali, del periodo migliore del surf. Spiega per filo e per segno come una tavola stesa su un’onda possa caratterizzare fino a condizionare il pensiero di una persona.

Si può parlare di ‘Surfismo’ dopo aver letto questo libro per le idee che regolano chiunque diventi devoto alla tavola.

In Giorni Selvaggi Il racconto biografico di Finnegan inizia quando è molto giovane e segue la sua vita sempre alla ricerca dell’onda perfetta, come vuole la buona tradizione del vero surfista.

Finnegan si avventura in un viaggio intorno al mondo in un periodo storico nel quale l’informazione era ancora basata solo sul passaparola. O al massimo su uno sguardo sul campo. Il surf era ancora dedicato agli appassionati più fanatici che con la sola forza delle braccia dovevano barcamenarsi con il mare aperto per raggiungere onde che a noi profani sembrerebbero letali. Non era neppure ancora uno sport. Finnegan visita luoghi e nazioni trainato solo dalla curiosità di scovare una nuova onda da domare. Con la speranza sempre che ne arrivi una ancora meglio della precedente e raggiungendo un picco di piacere a Tavarua nelle Isole Fiji.

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Vagabondando insieme al protagonista, dalla sua America passando per Australia, Asia fino al Sud Africa, si vive uno spaccato storico in tutte le sue sfumature. Si visitano inoltre posti blasonati, come Bali o la Thailandia, prima che venissero intaccati dal turismo di massa quando ancora erano paradisi incontaminati.

Il protagonista ha intenzione di fare il giro del mondo su una tavola. Campando con lavori saltuari. Comprando auto che lo aiutino nei tragitti interni con l’obiettivo nitido di scovare onde che nessuno ha ancora surfato. Scorrendo le pagine però si scopre che le voci anche a quei tempi correvano veloci e pure le onde più nascoste saranno catturate dalla carta stampata. Finnegan non si dispera anzi si fa portavoce e inizia a scrivere anche lui. Dagli inizi giornalistici sul surf, si afferma poi anche come scrittore fino a vincere il Premio Pulitzer 2016 con Giorni Selvaggi.

Giorni Selvaggi è un’esperienza, un viaggio avventuroso e una forma di evoluzione della propria cultura personale. L’onda da surfare diventa una metafora della vita, con l’ascesa e la discesa, una possibile gloria oppure una caduta funesta.

Se non lo leggerete Giorni Selvaggi, non saprete mai dove a San Francisco si può fare del buon surf.

GIORNI SELVAGGI – 66THAND2ND – 2016

 

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