Recensione di Chi Si Rivede! – William McIlvanney


Chi Si Rivede Recensioni

Chi Si Rivede!, una citazione:

“Si era portato dietro quella conversazione per tutto il giorno e l’aveva riportata a casa la sera, nella sua stanza a Gillisland Road, l’aveva riaperta e ne aveva fatto un pasto, come fosse un cinese take-away. Sarebbe potuta sembrare scialba all’apparenza, ma gli ingredienti segreti, ogni piccante allusione o succulento doppio senso, avevano il giusto sapore per la sua solitudine. Come un gastronomo di convenevoli, sapeva esattamente di cosa erano fatti.”

Ambientato nell’immaginaria cittadina di Graithnock, Chi Si Rivede! è composto da cinque storie raccontate da William McIlvanney che catturano la vita della gente comune. Vittime di lotte sociali ed emotive ma capaci di resistere alla sconfitta con senso dell’umorismo e perseveranza, senza mai dimenticare il valore dei propri sogni.

Tutti i protagonisti ritratti nei racconti in Chi si rivede! sono degli anti-eroi del quotidiano, che affrontano gli “oscuri strappi delle circostanze” senza mostrare segni evidenti di cedimento; in realtà soffrono a causa di ferite che non si rimarginano, perché la grandezza dei loro sogni non trova una possibilità di dispiegamento nel reale mentre lo squallore sociale o familiare li costringe a una solitudine interiore contro la quale risulta difficile trovare un riparo.

Il tema centrale della sua poetica è l’identità ambigua dell’essere umano, lacerato da un conflitto tra pulsioni e aspirazioni, che si acuisce tanto più il modello sociale si discosta dalla sua natura più intima e profonda.

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Come un moderno Shakespeare, McIlvanney pone sotto un cono di luce eventi fugaci che però suggeriscono, o incarnano, verità più grandi, tratteggiando con pennellate delicate ma potenti i caratteri dell’essere umano, riuscendo a evocare esistenze intere nei margini di pagina.

“Sin da subito si era rivelata una giornata dal lieve ma persistente malessere, nulla che Bert Watson potesse localizzare con esattezza – un’indisposizione allo squallore delle cose, una sorta di dispepsia emozionale. Il suo maglione da golf giallo preferito era in lavatrice. Il grasso del bacon a colazione non era croccante. Quando lo spostava sul bordo del piatto con il coltello, si arricciava come gomma da cancellare.”

Ci vuole un gran talento per racchiudere una vita in una manciata di vocaboli. Lui riesce in ciò, grazie a una scrittura fluida e visiva in cui ironia e dramma si mescolano in forme poetiche. Uno Slow writer, un artigiano della parola che utilizza la penna come fosse un ago da ricamo, descrivendo personaggi, come noi, che incarnano il paradosso dell’esperienza esistenziale.

McIlvanney è maestro in un genere che si colloca a metà tra un realismo di denuncia ed un esistenzialismo eroico, che celebra la resistenza dell’essere umano a dispetto delle angherie della vita. Un neo-esistenzialismo, una sorta di Camus mitigato verrebbe da dire, pur venato sempre da una certo spirito di stampo british (ma diciamolo sottovoce, che lui da buon scozzese potrebbe sdegnarsi).

William McIlvanney (Kilmarnock 1936 – Glasgow 2015) è stato infatti uno dei maggiori scrittori scozzesi del Novecento. Autore di raccolte di poesie, di saggi e articoli giornalistici e di diversi romanzi a sfondo sociale. In Chi si rivede! da un lato, con i personaggi di Bert e John, ci consegna frammenti di uomini a cui la modernità ed i diktat sociali stanno stretti, come quando vai dal sarto e le maniche della giacca risultano a casa troppo corte; dall’altro, con i personaggi di Eddie e Sammy, ci regala la speranza che ci siano ancora margini, e tempo, per volgere lo sguardo oltre la siepe.

(R)esistere. Forse il senso della Vita è tutto qui.

CHI SI RIVEDE! – PAGINAUNO – 2018

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