Irvine Welsh in occasione dell’uscita de L’artista del coltello ci concede una bellissima intervista.
L’idea all’origine de L’artista del coltello è la nuova passione di Begbie per le sculture sfigurate di personaggi famosi?
Sì. Begbie attinge al nostro bisogno di costruire e distruggere la celebrità.
I tuoi lettori si sono affezionati ai tuoi personaggi e alle loro storie. Hai già un’idea chiara su chi sarà il primo a morire tra gli eroi di Trainspotting?
Sì, so già di chi si tratta, ma non vi svelerò il nome.
Perché hai scelto di usare la terza persona ne L’artista del coltello?
Volevo mantenere segrete le motivazioni di Begbie. Se fosse stato lui la voce narrante, avrei rovinato la sorpresa.
Nel tuo prossimo romanzo la storia dei personaggi di Trainspotting arriverà a un epilogo?
Forse! Sarebbe interessante.
Sei soddisfatto della sceneggiatura di Trainspotting 2?
Sì. John Hodge è stato grande, ha praticamente salvato un progetto che stava naufragando.
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Cos’è per te lo squallore?
Purtroppo molti conducono una vita misera, nello squallore. Detesto la povertà e credo che la sua peggiore forma sia quella intellettuale.
Ci consigli un buon rimedio per la sbornia?
Il tempo. È l’unica cosa che aiuta davvero.
Qual è la situazione della musica elettronica oggi? La scena underground è ancora viva?
Nella maggior parte dei casi si tratta di robaccia, ma ci sono degli spiragli di autentica vitalità, come la scena Grime inglese. Mi piace Novelist.
Qualche consiglio alle nuove leve della scrittura?
Il venerdì andate al pub con gli amici e bevete per otto ore di fila, parlando a tutti dei grandi romanzi e delle sceneggiature che state scrivendo.
Restate sabato, domenica, lunedì, martedì, mercoledì e giovedì chiusi da soli in una stanza e provate a scriverli.
Se preferite la seconda opzione, siete degli scrittori.
(la foto è presa dal facebook ufficiale di Irvine Welsh)
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