Recensione di Archivio Desaparecido-Basso-Mastrandrea-Sprovieri

Recensione di Archivio Desaparecido-Basso-Mastrandrea-Sprovieri

Archivio Desaparecido è un’ opera coraggiosa che dà voce ai familiari delle vittime delle dittature latino americane.

Gli autori circoscrivono l’inchiesta, per ragioni di indagine, a quei casi di persone, di origine italiana, scomparse e uccise, in Uruguay, in Cile e in Argentina, tra gli anni ’70 e ’80. Periodo che ha visto l’affermarsi e il consolidarsi, in questi stati, di tre governi militari autoritari  e sanguinari. Regimi politici che per la conservazione dell’ ordine costituito hanno costruito veri e propri apparati del terrore. Perseguitando chiunque potesse essere tacciato di atto sovversivo o terroristico.

In Archivio Desaparecido la narrazione segue un’ architettura precisa e lineare che supporta anche il lettore meno esperto.

Ogni capitolo ha un’ introduzione con riferimenti politici ed economici.   Una bussola che permette di “orientarci” nella follia dei gesti sanguinari dei militari.

Attraverso le interviste dei congiunti si entra poi nel vivo dei fatti, delle emozioni, dei sentimenti e del dolore. Trova un suo spazio il tempo dell’ attesa. La paura e l’ atroce consapevolezza di aver perso per sempre un caro.

Nell’ oblio della sparizione. Nell’ oblio di una “non morte”.

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«Moltissime di queste persone sono state uccise: alcune lanciate ancora vive dagli aerei di Stato, altri scomparsi nel nulla. I figli degli oppositori vengono rapiti e affidati a famiglie vicine al regime.»

Ed eccoli arrivare uno ad uno i racconti potenti di: figli, madri, nonne, di quei pochi rappresentanti internazionali che intervennero. I racconti di chi non ha creduto inizialmente alla sparizione. Chi si è trovato a diventare coraggioso nonostante le fragilità.

Racconti intimi che si fanno dramma collettivo, sociale e storico.

Leggere Archivio Desaparecido è un’ esperienza importante. Fa riflettere, attraverso i numeri della storia, che non sono mai solo fredde cifre. E fa emozionare e commuovere attraverso le parole degli intervistati. Come quelle di Vera Vigevani, classe 1928, fondatrice delle madri di Plaza de Mayo, che ha vissuto la scomparsa della propria figlia di diciotto anni.

«La giustizia poi è fondamentale perché se non vengono puniti i colpevoli possono anche pensare che allora vale la pena ritentare di nuovo. Spesso mi viene detto che queste sono tutte utopie. È vero, forse lo sono, ma cosa vuol dire utopia? È avere un percorso, una strada verso una meta. E non è detto che l’ utopia non si possa trasformare in una realtà… Mi impegno da tutta la vita per far sì che non si cada più in nessuna forma di fanatismo e per questo è fondamentale la trasmissione della memoria.»

ARCHIVIO DESAPARECIDO – NOVA DELPHI – 2021

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