Recensione di Giaguari Invisibili – Rocco Civitarese


Giaguari Invisibili Recensioni

Giaguari Invisibili, una citazione:

“Un individuo attraversa durante la notte quattro o cinque cicli, e circa l’ottanta per cento del totale è sonno non-REM. L’attività onirica e gli incubi si verificano nel restante venti per cento. C’è chi si annoia e sogna poco. Per fortuna, però, c’è chi fa il lavoro doppio. I ragazzi sognano anche a occhi aperti.”  

Pavia. In Giaguari Invisibili, Pietro, Giustino e Davide sono tre amici, iscritti all’ultimo anno di liceo.

Vivono quel momento irripetibile in cui si deve scegliere il proprio futuro, tuttavia a comandare sono i primi amori, la scoperta del sesso, il semplice fatto di essere diciottenni. È un’età inquieta e meravigliosa, la loro, senza compromessi, dove tutto appare a portata di mano, ma anche sul punto di sfuggire per sempre.

Giustino, che da anni sta insieme a Laura, sogna di fare il fumettista, però non si applica davvero. Davide, detto Golia, è un buon giocatore di basket, ma sulla sua strada incrocia la disinibita Lucilla e il sesso diventa una distrazione cui è difficile resistere. E Pietro teme di fallire il test di Medicina, per il quale dovrebbe studiare intensamente, però è preso con tutto se stesso da Anna. Conquistarla non è affatto semplice. In parte perché davanti a lei Pietro perde ogni audacia, in parte perché è stato qualche tempo prima con Debora, la sorellina di Anna, che ha lasciato malamente e che è ancora innamorata di lui.

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Ragazzi che hanno scoperto presto il sesso, capace sì di confondere ed emozionare, ma anche di ingabbiare maschi e femmine dentro i cliché crudi e facili di predatori e prede.

I tre amici sono infatti spavaldi e cinici quando si tratta di rapporti con le ragazze. Fragili e spaventati quando entrano in gioco speranze e sentimenti, proprio come Anna, Laura e Lucilla, loro contraltari. Tutti schegge di una generazione che ha sia il bisogno di sognare che quello di trovarsi un futuro con i piedi per terra.

In questo mondo pulsante entriamo grazie allo sguardo e alle voci interiori dei protagonisti, che irrompono nella narrazione come un gioco di opposti desiderata fra attrazioni e separazioni, insicurezze e gelosie, partite di pallacanestro e feste notturne, baci improvvisi – e improvvisati – e risse.

Rocco Civitarese, proprio come i suoi personaggi, sta terminando l’ultimo anno del liceo classico a Pavia e, come il Pietro del libro, ha origini abruzzesi. Eppure è già stato nel 2016 tra i semifinalisti del Premio Campiello Giovani con il racconto ‘Bianca spuma’ e ha ricevuto una segnalazione speciale al Premio Calvino.

Giaguari Invisibili deve il suo titolo ad una strofa di Wislawa Szymborska. E’ il romanzo d’esordio di questo giovanissimo autore, un debutto vivido nel quale si dimostra capace di maneggiare con abilità un coro greco di personaggi, un branco di creature imperfette, tenere e spietate. Restituendoci la selvatichezza dell’adolescenza, con la verità di chi la sta vivendo.

Un racconto generazionale, reso in uno stile fresco nel quale si alternano dialoghi e pensieri, che ci ricorda l’impeto e la sfrontatezza, ma anche i dubbi e le insicurezze dell’essere giovani (lo so, sembro un vecchio barbogio scrivendo così) e le cui atmosfere mi ricordano un po’ i palpiti, lo struggimento e una certa provincia di “Call me by your name” dell’ottimo Guadagnino.

Sono ragazzi, ma alle prese con i bivi più importanti della vita, quelli dove non vi è segnaletica.

GIAGUARI INVISIBILI – FELTRINELLI – 2018

 

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