Recensione di Icarus – Matteo Cavezzali

Recensione di Icarus – Matteo Cavezzali

Icarus, una citazione:

Ho sentito parlare della vicenda di Gardini da decine di persone, e ognuno raccontava una storia completamente diversa. Colpevole o vittima? Inebriato dal potere o incastrato da un complotto? Visionario o pazzo? Sognatore o assetato di denaro? A Ravenna tutto è un mosaico, ma a differenza di quelli bizantini, che visti da lontano tratteggiano volti di imperatori e santi, questo mosaico è molto più ambiguo. Ci sono dentro sia imperatori che santi, ma è difficile, quasi impossibile, identificarli.’

Il 23 luglio 1993 Raul Gardini viene trovato morto nella sua residenza di piazza Belgioioso, a Milano. Si è sparato un colpo in testa – o almeno così dicono – anche se l’ipotesi del suicidio urta con un muro di incongruenze e di punti mai chiariti.

Icarus è una storia di fantasmi. Di un uomo, Raul Gardini, che si ritrovò a capo di un colosso industriale e finanziario e da lì sfidò il mondo, con i suoi progetti visionari e le sue follie sportive. Di una città, Ravenna, che per un breve periodo tornò agli splendori dell’impero bizantino. E di un ragazzo, Matteo, che nutrì per anni l’ossessione di scrivere un libro: su Gardini, sulla sua città, sulle rovine che, dopo ogni caduta o crollo, seppelliscono i vinti e i loro segreti.

Infatti, in piena bufera Tangentopoli, Cavezzali aveva solo dieci anni. Ma la storia dell’illustre concittadino e la sua tragica fine negli anni costituiscono per lui un tarlo, che decide alla fine di mettere su carta.

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Senza appiattirsi sulla mera inchiesta giornalistica, giocando tra biografia e reportage, cronaca e finzione, Cavezzali compone un mosaico emozionante dal quale mancherà sempre una tessera, come dalla verità.

La saga dei Ferruzzi, gli aerei schiantati, il cemento di Cosa Nostra, gli affari del secolo sfumati, l’utopia della benzina verde e della plastica biodegradabile, le salme rapite e le morti in carcere, Mani pulite, gli attentati, le valigette sparite e le pistole spostate.

E su tutto la vertigine del vento in poppa e la malinconia di un’ultima regata.

Icarus ci racconta di un uomo notevole che forse osò troppo.

Ma è anche la storia di un’Italia che ha provato a costruire un gioco nuovo. Per poi invece piegarsi alle logiche di sempre: quelle di un paese costruito sui misteriosi intrecci nei palazzi del potere romano, in cui Gardini ha provato a imporsi a modo suo uscendone massacrato; sulle grandi fusioni favorite dal pubblico – giostrate da uno dei “grandi vecchi” che tutto decidevano, Enrico Cuccia – e che al pubblico dovevano rendere omaggio (la maxitangente Enimont).

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La morte di Gardini è la morte simbolica di un’utopia di un paese che scommetteva su se stesso – così come si scommetteva in borsa in quegli anni, con arroganza, andando sempre all-in – e che ha perso.

Quando il giocattolo si rompe, di norma, restano solo i frantumi e i ricordi di una grandezza che fu.

Come la Ravenna post-gardiniana, anche lei sospesa tra un passato che la fama e il denaro avevano messo sulla carta geografica della grande finanza e del potere, e la fine dell’Impero che la rigetta nel cono d’ombra della Grande Storia.

Una storia di macerie e le macerie sono abitate da fantasmi. E da mezze verità.

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