Karajan, una citazione:
“Ben raramente dava attacchi chiari e precisi, come usavano fare i maggiori direttori italiani del momento. Le mani e le braccia avevano una espressività intensa, del tutto particolare, con movenze aristocratiche e raffinate, simili a preziosi arabeschi, che trasmettevano al cantante la giusta ispirazione a ricercare l’atmosfera, il senso della parola, la situazione drammatica del momento. Credo che i direttori che si siano avvicinati maggiormente a questa maniera di dirigere siano stati poi Claudio Abbado e Carlos Kleiber, per il calcolato disprezzo dell’attacco puro e semplice a favore della continua ricerca di una verità artistica, non involgarita dalla metronomicità del gesto.”
Leone Magiera ci consegna con Karajan un ritratto inedito del grande direttore d’orchestra Herbert von Karajan. Pianista, amico e collaboratore per molti anni, Magiera, oltre ad analizzare in profondità la sua tecnica direttoriale e molte delle più famose interpretazioni, ci racconta, nei suoi incontri con il grande Maestro austriaco, della sua personalità più nascosta e segreta. Ne scaturisce un aspetto umano pressoché sconosciuto, con risvolti mai narrati in precedenza.
Il sense of humor di Karajan, che si esternava anche nell’abilità nel travestirsi per sfuggire alle situazioni più difficili e pericolose, ma anche semplicemente per non farsi riconoscere; la sua curiosità, quasi morbosa, che gli permetteva di stare continuamente aggiornato su tutto ciò che accadeva nel mondo musicale internazionale. Questi e altri aspetti sconosciuti fanno di questo libro una lettura indispensabile per chi voglia conoscere più compiutamente la personalità di uno dei più grandi direttori d’orchestra di sempre.
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Se nella vita di tutti i giorni, appariva uomo come tutti gli altri, con le sue piccole debolezze – fumava (5 sigarette al giorno, solo la sera), beveva cognac e amava svisceratamente il pettegolezzo, manifestando una curiosità quasi eccessiva per i fatti privati di cantanti e colleghi – quando saliva sul podio assumeva una dimensione quasi trascendente, in cui la realtà sonora delle esecuzioni superava la fantasia dello spettatore.
L’autore sfoglia il suo personale libro dei ricordi, ancora netti e vividi malgrado la distanza temporale, raccontandoci episodi specifici della sua lunga frequentazione con Karajan, senza l’intenzione di realizzare una compilazione pedissequa della vita e della carriera del Maestro, bensì per confidarci esperienze, collaborazioni, scambi di opinioni, confidenze succedutesi negli anni tra Salisburgo, Milano, Vienna, Parigi ed altri templi dell’opera mondiale.
Leone Magiera, infatti, è pianista, direttore d’orchestra e insegnante. Nato a Modena nel 1934, è stato prima enfant prodige (già a 12 anni si esibiva come pianista solista), poi direttore d’orchestra, dirigente teatrale, collaboratore pianistico in recital cameristici di quasi tutti i più grandi cantanti della scena lirica internazionale. Docente di canto al Conservatorio G. B. Martini di Bologna, fra i tanti allievi divenuti celebri, ha avuto Luciano Pavarotti, Mirella Freni, Ruggero Raimondi. Con Pavarotti, caro amico di infanzia, ha tenuto oltre mille serate teatrali, dalla prima Bohème del debutto (1961) all’ultima esibizione per le Olimpiadi invernali del 2006.
Karajan regala al lettore una miriade di aneddoti e chicche sul mondo della musica lirica, che lo rendono una lettura indispensabile per ogni melomane: alla fine del libro, inoltre, troviamo anche una breve appendice tecnica di orientamento, utile per chi è interessato professionalmente alla direzione d’orchestra o al semplice appassionato che voglia scoprire i segreti e le sfumature di questo importantissimo ruolo musicale.
Un libro, ricco e godibile, che racconta la lirica anche attraverso i capricci, le rivalità, le sensibilità, la tecnica e il talento degli uomini e donne che l’hanno resa grande, ma che rivela soprattutto un grande sodalizio tra due uomini, anime affini, amici leali e immensi artisti.
KARAJAN – LA NAVE DI TESEO – 2020
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