Recensione di Syd Barrett Alle Soglie Dell’Alba – Nino Gatti

Recensione di Syd Barrett Alle Soglie Dell’Alba – Nino Gatti

Syd Barrett Alle Soglie Dell’Alba è un bellissimo scrigno sul fondatore dei Pink Floyd.

Ci si aspetterebbe nell’ennesimo libro su quello che secondo noi è il padre fondatore della psichedelia musicale. Invece, oltre una fornita e succinta biografia c’è molto di più.

Partiamo dagli eventi che hanno caratterizzato la vita di Roger Keith Barrett, primo fra tutti la morte del padre avvenuta quando Syd aveva quasi compiuto quindici anni. Il papà aveva fatto in tempo però a passargli la passione per la chitarra, infatti Syd suona, e molto, già da tanti anni. E’ un creativo, un artista a tutto tondo, oltre a suonare, dipinge, scrive a tutti, oltre che un fornito diario, e affascina chiunque abbia a tiro.

In Syd Barrett Alle Soglie Dell’Alba, già dalle prime pagine spicca il carisma innato di un ragazzo destinato a cambiare la storia della musica. E a divenire immortale, malgrado i suoi sforzi di restare anonimo dopo il tracollo psicologico.

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Le testimonianze di Libby Gausden e Jenny Spiren rafforzano la convinzione comune che Barrett fosse una persona entusiasta della vita, ma che ha impattato il mondo dello show business come farebbe un’auto puntata a cento all’ora contro un palo.

Le conseguenze di quel 1967, tanto caro alla musica psichedelica tra gli altri a Beatles, Jimi Hendrix e gli stessi Pink Floyd, produrranno in Syd la scintilla fatale per il suo declino emotivo e psicofisico.

Non sarà mai più lo stesso e i racconti di Gausden e Spiren ne tracciano dei lineamenti molto simili, a fuoco per chi gli stava accanto, ma sfuocatissimi per quello che i Pink Floyd soprannominerano ‘diamante pazzo’.

Oltre i racconti d’infanzia, segue un tenerissimo abbraccio tra testimonianze e immagini in bianco e nero.

Syd parla di se stesso in modo sempre semplice, diretto, commovente come capita anche per le parole degli altri intervenuti in Syd Barrett Alle Soglie Dell’Alba, tra cui i Pink Floyd ovviamente.

Su tutte però, forse la testimonianza che spicca è quella di Pete Jenner che rivanga il periodo a Londra in quell’appartamento al 101 di Cromwell Road che ha definitivamente chiuso le porte della lucidità a Barrett.

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Bellissimo anche il ricordo del Duca Bianco, David Bowie, che, oltre alle tante lodi, lo segnala come il primo in assoluto a cantare e registrare un disco usando l’accento inglese come una caratteristica della voce.

E’ un sentimento fortissimo, quello che scaturisce da questa lettura, tra commozione e gioia.

Il libro, grazie alla sua forma tascabile, si presta a restare spesso con il lettore aumentando l’empatia di una lettura mai scontata. Come lo stesso Syd Barrett, appunto.

SYD BARRETT ALLE SOGLIE DELL’ALBA – EDIZIONI CLICHY – 2016

 

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