Recensione di The Jordan Rules – Sam Smith


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The Jordan Rules, una citazione:

“Michael contro Magic. È così che la vedevano a Chicago. Magic contro Michael. Ecco come la vedevano a Los Angeles. Il simbolo del dollaro. Ecco come la vedevano la NBC e la NBA, perché queste finali NBA fra Bulls e Lakers erano un evento gigantesco. Niente cognomi, prego. Elvis contro John, Paul, George e Ringo non avrebbe potuto essere un evento più grande di questo.”

Ricco di aneddoti e colpi di scena, a trent’anni di distanza, il racconto della stagione che ha portato al primo storico titolo NBA e alla nascita di una vera e propria dinastia sportiva.

The Jordan Rules riletto oggi cambia completamente la percezione che il mondo ha maturato su Michael Jordan.

Dopo essere stati sconfitti per tre anni consecutivi nei playoff dai famigerati «Bad Boys», i Detroit Pistons, i Bulls riescono finalmente a rompere la maledizione e a travolgere i Pistons nelle Finali della Eastern Conference del 1991, avviandosi alla conquista del loro primo titolo NBA.

Come cronista del “Chicago Tribune” al seguito della squadra, Sam Smith dipinge un ritratto obiettivo di MJ – ritratto che aggiunge nuovi punti di vista rispetto alla celebre docufiction The Last Dance, che d’altra parte ha ampiamente approfittato della testimonianza di Smith – analizzandone gli aspetti salienti.

L’incredibile spirito competitivo, la ferrea determinazione, la ferocia agonistica, la sua evoluzione nel corso della stagione che ne consacrerà la popolarità e l’incredibile impatto sul mondo dello sport, non solo americano ma globale.

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The Jordan Rules racconta i rapporti tempestosi della stella dei Bulls con allenatori e compagni, le sue lotte con la dirigenza per il controllo sulla gestione della squadra, i feroci attacchi verbali al general manager Jerry Krause, gli sfoghi nei confronti di coach Phil Jackson, la sua ossessione nel volersi confermare come miglior realizzatore della NBA, il suo rifiuto di passare la palla nei minuti cruciali delle partite importanti.

In quello che è considerato uno dei testi sportivi più riusciti di sempre – da anni bestseller del «New York Times» ora finalmente tradotto in italiano e completamente rivisto dall’autore alla luce del clamore suscitato da The Last Dance – Sam Smith ci porta dentro allo spogliatoio, a bordo dell’aereo privato e del pullman dei Bulls, e ci fa sedere direttamente in panchina durante le partite.

Spesso i libri che raccontano i successi di un gruppo non entrano in contatto diretto con i protagonisti principali: The Jordan Rules lo fa, facendoci scoprire l’uomo dietro alla leggenda vivente.

The Jordan Rules risulta assai meno agiografico di The Last Dance nel dipingere il ritratto di Air Jordan, e Sam Smith si rivela abile come un detective nel raccogliere una infinità di informazioni e aneddoti sullo spogliatoio di una squadra ricca di talento ma anche di instabilità, tensioni e invidie.

Eppure, più c’era malcontento, più la squadra sembrava girare.

Senza contare che il primo titolo darà origine ad una dittatura sportiva che si protrarrà, salvo le due stagioni in cui MJ abbandonerà il basket, fino al 1998.

Ma The Jordan Rules è anche il racconto di una NBA non ancora diventata il carrozzone mediatico e la greppia di denaro e diritti televisivi che è oggi, una Lega che nel 1991 aveva ancora dei tratti naif, più vicini forse alla comprensione del “gioco” che alla passione per lo show business.

Anni a cui siamo affezionati.

Anni che, comunque, hanno assistito alla nascita del mito di MJ.

THE JORDAN RULES – BALDINI+CASTOLDI – 2021

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