Recensione di Trainspotting – Irvine Welsh

Recensione di Trainspotting – Irvine Welsh

Trainspotting è il capolavoro indiscusso del genio letterario scozzese Irvine Welsh.

Uscito per la prima volta nel 1993 in Gran Bretagna e nel 1996 in Italia ha trovato una strepitosa fortuna dopo l’adattamento cinematografico di Danny Boyle. Oggi vive di una nuova acidissima veste grafica grazie alla nuova edizione della casa editrice TEA.

In Trainspotting, un gruppo di amici di Edimburgo condivide una passione speciale per una droga pesante e mortale come l’eroina.

La cornice storica perfettamente inquadrata è quella del periodo Tatcher con l’austerità come contrappunto allo sfascio completo che regna sovrano nei sobborghi di tutta l’isola britannica.

Irvine Welsh fotografa un’epoca, costellata anche dalle tanti morti per aids, e ci intelaia sopra un racconto di quattro apparenti disperati, più vari personaggi che come meteore gli roteano pericolosamente intorno, e delle loro famiglie. Giocando con gli stili narrativi come solo un grande scrittore riesce a fare. Sfruttando i diversi caratteri dei personaggi per renderli riconoscibili nella lettura e nei vari capitoli dedicati.

Il Trainspotting è l’ammirare i treni che passano alla stazione per non pensare alla propria disoccupazione e nel romanzo è spiegato anche grazie alla forza di un passaggio che ne racconta il legame che ha il rissoso Begbie con chi li apostrofa così.

I personaggi principali Renton, Sick Boy, Spud e Begbie vivono vite dissolute ognuno a proprio modo. Con la droga i primi tre e con l’alcol, e le risse, l’ultimo.

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Renton, Sick Boy e Spud si fanno di eroina acquistandola dalla Madre Superiora, uno zoppo che a detta propria sarebbe un veterano sopravvissuto alla guerre nelle Falkland.

E’ invece vero che Billy, il fratello di (Mark) Renton, è un veterano che trova la morte in un attentato terroristico nell’Irlanda del Nord. Seguirà una lunga presa di coscienza da parte di Renton che prenderà spunto per tentare di ritrovare se stesso.

Ma può ritrovare se stesso una persona che ha scelto di non scegliere la vita?

Spietato, irriverente, comico, grottesco, maledettamente triste, crudo e pieno zeppo di sentimenti, questo è quello che l’autore Irvine Welsh ha ‘inzeppato’ nella trama di Trainspotting.

Renton cercherà una nuova vita in quella Londra cosmopolita e pronta ad accettare chiunque anche Begbie che nel frattempo è diventato ricercato dalla polizia.

I quattro se la spasseranno a modo loro fino al gancio di un colpo all’apparenza facilissimo ma che rivelerà risvolti neri dell’amicizia tra i quattro squattrinati di Edimburgo.

“L’unica persona che lo faceva sentire veramente in colpa era Spud. Renton gli voleva bene a Spud. Spud non aveva mai fatto del male a nessuno, a parte magari l’ansietà che poteva provocare con la sua tendenza a svuotare le tasche e i portafogli della gente e a svaligiargli casa.”

La nuova edizione di TEA mette in luce altri aspetti della narrativa di Welsh in quanto ricorda che è Giuliana Zeuli a tradurre e non il solito e conosciuto Massimo Bocchiola dei libri successivi. Questo risalta la purezza dei dialoghi e la forza della trama grazie all’uso di un italiano poco ‘cockney’ e molto pulito, nonostante gli argomenti trattati nel libro.

TRAINSPOTTING – TEA – 2021

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