Amnesia Moon di Jonathan Lethem – Recensione

Amnesia Moon di Jonathan Lethem – Recensione

Amnesia Moon, una citazione:

“Passò sulla corsia di sinistra e attraversò sferragliando l’erba morta del divisorio, per poi immettersi sulla carreggiata diretta a ovest. Non devo rendere conto a nessuno, pensò. Viaggio contromano sull’autostrada. La mia autostrada. Aumentò ancora la velocità, un poco alla volta, finché la macchina non cominciò a tremare sugli ammortizzatori. I segnali stradali adesso erano rivolti dalla parte opposta, ma lui sapeva dove stava andando. Nessuno andava più in quella direzione, o quasi, nessuno tranne Edge, perché Edge era un ambasciatore.”

Dopo vent’anni dalla prima uscita nel 2003, ritorna in libreria Amnesia Moon di Jonathan Lethem.

Dopo la guerra e i bombardamenti, Hatfork, nel Wyoming, è devastata dalla fame e popolata di mutanti.

Chaos vive nella cabina di proiezione del multisala abbandonato, cercando di dimenticare il presente e incapace di ricordare il passato, ossessionato dalla sua capacità di influenzare la realtà con i sogni.

Quando il tiranno locale, Kellogg, gli rivela che le bombe non sono mai cadute, Chaos si imbarca in un rocambolesco viaggio – in compagnia di Melinda, una tredicenne stralunata e ricoperta di pelo – alla scoperta della verità.

La troverà in molte diverse versioni, fra deserti, nebbie e misteriose fialette da iniettarsi in vena, nella West Coast più postapocalittica e visionaria che un romanzo americano ci abbia mai regalato.

Immaginate Jack Kerouac, Lewis Carroll, Franz Kafka e Philip K. Dick magistralmente miscelati per raccontare una classica, commovente storia di ricerca delle origini e della propria identità.

A partire dal protagonista, Chaos, tutti i personaggi di Amnesia Moon hanno scordato chi erano e com’era il mondo prima che una misteriosa catastrofe scombussolasse tutto.

Misteriosa perché nessuno ricorda bene in cosa sia consistita e cosa l’abbia provocata.

Chaos non riesce a rammentare com’è finito in Wyoming, e come mai il mondo è stato frammentato in tante piccole isole di realtà come quella in cui si trova.

In ognuno di questi micro-mondi vigono diverse leggi fisiche e circola una diversa versione della catastrofe che ha sbriciolato l’umanità.

Ma la faccenda è ulteriormente complicata dalla presenza dei sognatori.

Scopriamo presto, infatti, che ogni micro-mondo è fatto in un certo modo perché così la sogna ogni notte un individuo che ha il singolare potere di alterare la realtà e condizionare la vita delle persone grazie alla sua attività onirica.

La perdita di memoria, il senso di straniamento, la parcellizzazione della realtà e dell’identità nei sogni rimandano immediatamente a temi e poetiche di Philip K. Dick, Il Sognatore d’armi e Le Tre stimmate di Palmer Eldritch su tutti.

Questi argomenti però riflettono bene anche un paese come gli Stati Uniti, frammentato in diverse etnie, religioni e credi, differenti sottoculture e sfondi geografici.

Amnesia Moon assurge allora a rappresentazione di una società andata in pezzi, come uno specchio deformante di una casa stregata al quale è stato tirato un sasso.

Jonathan Lethem, nato a Brooklyn nel 1964, è uno scrittore prolifico che ha pubblicato racconti e romanzi di genere poliziesco, fantastico e fantascientifico, già da noi recensito Recensione di L’Arresto – Jonathan Lethem.

Amnesia Moon è un romanzo onirico ma anche fortemente politico, nel quale storie e generi si sminuzzano e si riassemblano.

Una storia in cui realtà e sogno si innestano l’una sull’altro.

I ricordi del “prima” sono sfumati, rimangono solo brandelli di memoria, come uccelli appollaiati su un ramo.

Se avesse potuto, Andrej Tarkovskij avrebbe sognato questo romanzo.

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