Fare Profitti di Franco Debenedetti – Recensione

Fare Profitti di Franco Debenedetti – Recensione

Fare Profitti, una citazione:

“Ma, per quanto facciano al fine di creare valori condivisi, di indirizzare il risparmio verso modalità sostenibili, di trovare modi di collaborare tra loro, l’impegno delle società per azioni non basta a creare una società giusta e sostenibile: c’è bisogno dell’intervento dei governi.”

Come era accaduto durante la Grande Depressione, il capitalismo è oggi sotto attacco.

Tra voci critiche che vorrebbero resettarlo e nuove improbabili forme di responsabilità sociale attribuite alle aziende.

Nell’epoca post-rivoluzione digitale, politici ed economisti si domandano se società per azioni e industria finanziaria, vere artefici di questa rivoluzione, siano all’origine dei grandi problemi sistemici.

Che fare, allora? «Cambiare tutto, modificare le regole di un capitalismo che ha mantenuto le sue promesse, fare profitti e creare ricchezza per tutti?», si chiede Franco Debenedetti.

«No, certo. Ci sono altri sistemi per aumentare i salari minimi, per ridurre le emissioni, per modificare il finanziamento della politica: la certezza della legge e le iniziative delle democrazie».

A cinquant’anni da uno storico articolo in cui il premio Nobel Milton Friedman scrisse che l’unica vera responsabilità delle imprese è fare profitti, l’autore propone un viaggio nel cuore dell’impresa.

Per definirne la natura, i soggetti, i diritti e gli interessi al tempo delle aziende Big Tech e della pandemia.

Per capire e affrontare i cambiamenti in atto, analizzando la crisi della produttività, la tendenza al monopolio dei giganti del Web e le ricadute sulla politica.

Ma anche riflettendo sul tema delle diseguaglianze, tra classi sociali come tra vertici e dipendenti.

Se innovazione e concorrenza hanno sempre determinato il successo delle SpA, anche oggi per favorire la creatività bisogna agevolare l’incontro di idee e competenze diverse e lo sviluppo della competizione.

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Franco Debenedetti è nato il 7 gennaio 1933 a Torino. Prima direttore del Settore componenti Fiat, poi dal 1978 al 1992, amministratore delegato dell’Olivetti. Senatore per tre legislature (xii, xiii e xiv), è primo firmatario di numerosi disegni di legge.

Sotto gli strali di Debenedetti cadono uno dopo l’altro protagonisti del nostro tempo. Da Joe Biden e papa Francesco a prestigiose organizzazioni come il forum di Davos, da una bibbia dei mercati come il Financial Times fino a mostri sacri del pensiero riformista.

La loro comune colpa è quella di fare rilevanti concessioni al populismo e allo statalismo, i due mali che affliggono l’economia contemporanea.

Mali che, se preesistevano largamente al virus, ora però si stanno servendo della pandemia per fare il pieno di potere e di consensi.

La chiave del saggio risiede poi nella contrapposizione tra shareholder (azionisti delle società) e stakeholder (portatori di un interesse diffuso).

Le imprese devono fare solo profitti e quindi remunerare gli azionisti o devono rispondere a interessi esterni, diversi, seppur rivestiti dalle migliori intenzioni?

La risposta è secca e respinge ciò che si potrebbe chiamare ironicamente la “secolarizzazione” del profitto.

«La Corporate social responsibility in un mercato concorrenziale se è veramente altruistica porta l’azienda al fallimento, se è perseguita per ragioni di profitto è fraudolenta, se non genera utili, ma continua ad essere praticata segnala una situazione di monopolio».

Una spiegazione risolutiva.

Fare profitti è la prima, anzi l’unica responsabilità sociale dell’impresa.

Tutte le altre disquisizioni se le porta via il vento.

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FARE PROFITTI – MARSILIO – 2021

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