Atto Quarto di Maria Giovanna Gori “non è un racconto verista né naturalista né realista. Niente eclissi del narratore, niente focalizzazione esterna, niente denuncia sociale, né storicismo.”
Così scrive Maria Giovanna nella prefazione:
“Allora cos’è? Non vi dico cos’è per lei, vi dico invece cos’è per me.
Atto quarto è un “cold case” del 1800.”
David Sotgia, s’imbatté diversi anni fa e per puro caso, nella storia di questo omicidio, un noto brigante umbro assassinò (sembra), un notabile di Valfabbrica, cosa successe davvero però, nessuno lo sa. Una storia del passato che alimenta la curiosità di Sotgia tanto da dedicarvisi per diversi anni portando alla luce fatti e personaggi che ne fecero parte.
Atto Quarto è il frutto di ricerche d’archivio di Sotgia e della prosa elegante di Maria Giovanna Gori che esordisce con il genere “non fiction “ e lo fa senza diventare ad-vocatus, o pro-curator, raccontando i fatti.
Il lettore si confronta con brevi capitoli ognuno dei quali ha come protagonista una persona che per qualche ragione ebbe un ruolo nella vicenda, c’è anche il capitolo dedicato alla vittima, il Bellini, così da poter avere un quadro completo.
Quel che ci regala Maria Giovanna Gori con Atto Quarto è un affresco della società rurale di un borgo umbro, c’è il nuovo che avanza, la vittima, e il vecchio che ha interesse a mantenere l’ordine delle cose e a conservare i privilegi, il Sindaco.
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C’è la miseria delle masse e il brigantaggio come reazione alla fame e in questo caso anche strumento di “ribellione politica”. Interessante la figura del brigante Cinicchia e dello spaccato storico che lascia intravedere. All’epoca molti uomini cercavano di sfuggire alla leva obbligatoria disertando e diventando briganti con l’appoggio della Chiesa.
“Le nebbie di pendio sembravano pezzi di cielo rimasti incastrati tra i rami dei boschi, stracci di nuvole venuti giù con la pioggia battente…”
E’ questo lo stile di Maria Giovanna Gori che, come ha spiegato in prefazione e a me in una recente intervista, pur raccontando una storia i cui protagonisti non dovevano certo brillare per cultura ed eloquenza, ha voluto “prestare” il suo registro linguistico ai personaggi.
Io ho trovato la sua narrazione molto matura per una esordiente e soprattutto l’ho trovata ‘equilibrata’, mi ha dato l’idea che ogni singola pagina sia stata il frutto di un lavoro certosino e di lunghe riflessioni.
Presentati i fatti, chi legge si sente membro di questa giuria immaginaria, ognuno può (così è sembrato a me) sentirsi libero di decidere il suo finale, indipendentemente da quanto i documenti ci hanno tramandato.
Questo e altro trovate in Atto quarto.
ATTO QUARTO – BERTONI EDITORE – 2018
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