Recensione di Il Levante – Mircea Cărtărescu


Il Levante Recensioni

Il Levante, una citazione:

“Siamo tutti melodrammatici se grufoliamo in profondità sotto il ghigno dell’intelligenza. Il cervello, questo arcangelo, come pure la sfera d’argilla su cui viviamo, non ha che una sottile membrana di pensiero, il resto è mota, patimento sfrenato, livore accanito, passione, cieli con soli di sangue, continenti di paura. È lì che porta i suoi passi il poeta triste, con in mano la penna come una spada, allorquando ogni spiraglio di luce si spenge. Soltanto lì fa il proprio nido l’ispirazione. Da lì persino io, esimia donzella, traggo nutrimento.”

Inno alla libertà e alla poesia, Il Levante narra le imprese di Manoil, giovane coraggioso che incita il suo popolo alla rivolta per far cadere il despota fanariota, crudele e corrotto.

Durante il suo periplo – nei mari, sottoterra, nei cieli – è accompagnato dalla sorella Zenaida e dal suo spasimante francese Languedoc Brillant, dal pirata greco Iogurta e da suo figlio Zotalis, e infine dall’erudito Leonidas, detto l’Antropofago, e dalla sua consorte Zoe.

Le imprese di Manoil e dei suoi accoliti sono volte alla liberazione del popolo levantino (greci, rumeni, moldavi, bulgari) dal giogo dei Fanarioti, i greci aristocratici di Costantinopoli che ebbero una posizione privilegiata nella vita politica ed economica dell’Impero ottomano e che governarono, su incarico del sultano, le isole dell’Egeo e le province romene di Moldavia e Valacchia sino alla guerra di indipendenza greca del 1821.

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Epopea intrisa di vita, suddivisa in dodici canti e intessuta di componimenti in versi, di racconti d’avventura e storie d’amore, come pure di digressioni scientifiche e postmoderne, seguendo una tradizione che passa da “Le Mille e una notte” a “L’Asino d’oro”, dall’epos dell’Ulisse omerico alle divagazioni dell’Ulysses di Joyce sino alle città raccontate dal Marco Polo di Calvino, questo libro stravagante è senza dubbio uno dei migliori di Mircea Cărtărescu, tra i più interessanti e raffinati scrittori dell’Est Europa nonché il più importante autore rumeno contemporaneo.

Il Levante – apparso alla fine degli anni Ottanta, quando inequivocabili erano gli scricchiolii del regime comunista – si rivela uno splendido marchingegno poetico contro gli abusi del potere, un pamphlet ove illusione, astuzia e tecnica narrativa si fondono mirabilmente, in un evidente parallelismo tra la tirannia ottomana e quella di Ceaușescu.

I canti del libro sono attraversati come corsi d’acqua da racconti, interposizioni dell’autore quale deus ex machina, riferimenti letterari e filosofici, elegie e poemi, saghe e leggende popolari, salti temporali dall’800 ai giorni nostri in un moto incessante e anarchico.

La brillante scrittura di Cărtărescu, adorna di bizantinismi ed eleganti anacronismi nel lessico, nella narrazione è invece caratterizzata da brusche accelerazioni, focalizzandosi su ora un oggetto, o una visione, o un fenomeno e quel fenomeno, quella visione producono altre visioni, altre sensazioni, altre immagini ancora, come specchi riflessi in uno specchio, come sogni dentro un sogno, come scale di Escher che portano in anse di rara, inarrivabile bellezza. Un’elepoli lignea, una gaia macchina da guerra destinata a cingere d’assedio quella città che prende il nome di Logica, nel nome della potenza evocativa della parola asservita al mito e al popolo.

La realtà grigia e oscura della vita quotidiana sotto Ceaușescu può essere riscattata soltanto dalla grazia della poesia, dall’incanto della creatività letteraria che restituisce senso all’esistenza, che è l’unica vera resistenza possibile alle leggi assurde del potere.

Perché quando la realtà è opprimente, è un dovere dell’artista imbellettarla, ridestando al contempo la coscienza del popolo contro una dittatura che pensa di poter imbrigliare l’animo umano e la sua sete di sapere.

Un manifesto di bellezza: questo è Il Levante.

IL LEVANTE – VOLAND – 2019

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