Il Prete Ebreo, una citazione:
“Non ho mai avuto un Paese in cui tornare, sono entrato nel mondo dalla porta di servizio e ho continuato a entrare e uscire sempre dalle porte sbagliate, esercitando di volta in volta l’arte di un esilio non voluto. Si dice che gli uomini lascino tracce di sé ovunque siano stati, a me è accaduto il contrario: i luoghi e i tempi mi hanno marchiato a fuoco. Eppure io non ho mai smesso di abitare la speranza, di tendere alla meta che mi ero prefissato; la speranza è un rischio da correre: è la condanna di chi non si accontenta.”
Simone Rosenberg, nato in Romania all’inizio del Novecento da una giovane ebrea di buona famiglia, viene abbandonato nell’orfanotrofio di un monastero ortodosso. A Lione, ancora bambino, scopre di essere stato adottato; nonostante la circoncisione, è battezzato e mandato in seminario, dove resterà fino all’ordinazione sacerdotale.
Ormai parroco, conosce da vicino le atrocità della Seconda guerra mondiale e si fa partigiano. Il confronto con l’umile fra Giacinto lo spinge a lasciare il clero secolare per diventare frate. Va a Roma, immergendosi nello studio nel tentativo di trovare tracce della misteriosa Bibbia di Lione, in odore di eresia: inconsapevolmente è alla ricerca di se stesso.
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L’incontro con Joséphine, figlia biologica dei genitori adottivi e ritrovata dopo tanti anni, fa esplodere nei due un’intesa insperata: Simone non è più solo. La donna però è sposata e madre, deve ritornare in Canada dove si era rifugiata per scampare all’odio nazista, e perciò dovranno, a malincuore, separarsi.
Allora Simone decide di partire per Israele, dove si schiuderà un altro capitolo della sua vita. Ormai anziano, finalmente conoscerà le sue origini, ritrovando memoria ed affetti insperati, e deciderà di affidare la sua storia all’unica parente rimastagli, la nipote Miriam.
Il Prete Ebreo è il racconto della ricerca delle proprie origini e di una identità da parte di un uomo che, sin dalla nascita, ha avuto in sorte una vita che non avrebbe dovuto essere la sua, un sentiero esistenziale tracciato da altri e nel quale si è perso. Un uomo – fuori luogo e fuori posto – che sente, potente, il bisogno di riappacificarsi con se stesso, liberandosi dai fantasmi e dalle catene per trovare la verità.
Un racconto su un errore, che diviene un incessante errare.
Ogni capitolo del romanzo porta il titolo del personaggio di cui ascoltiamo la voce, Simone è la voce principale che ricostruisce la sua vita contestualizzandola ai diversi periodi vissuti ed attraversati.
Con una prosa asciutta ma che non inaridisce le fila del racconto, l’autrice ripercorre, attraverso la vita del protagonista, gran parte della storia del XX° secolo – dall’orrore del nazismo e della seconda guerra mondiale alla nascita dello stato di Israele – restituendoci i giorni di un secolo dolente.
Ma la Eisenberg in queste pagine riattualizza anche il mito dell’ebreo errante – personificazione metaforica della Diaspora del popolo ebraico – maledetto da Gesù e costretto a vagabondare per sempre sulla terra, senza riposo e senza poter morire, fino alla fine dei tempi.
Ma Simone, alla fine, riuscirà a trovare la pace. Perché risuona una voce, dentro, che dice di non aver fretta.
“Lascia che se ne occupi la vita”
IL PRETE EBREO – EDIZIONI SPARTACO – 2018
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