Recensione di L’ Arte Di Legare Le Persone – Paolo Milone


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Paolo Milone in L’ Arte Di Legare Le Persone ci porta sulla linea di frontiera della mente umana.

Psichiatra, con un’esperienza molto lunga alle spalle, ha vissuto il passaggio scandito dalla legge Basaglia del 1978. Quando venne disposta la chiusura dei manicomi, aprendo la strada, così, a una nuova era nella cura delle malattie mentali.

In L’ Arte Di Legare Le Persone tutto questo è raccontato da frammenti. Frammenti poetici e spiazzanti che ci riportano ad attimi di vita vissuta, all’interno del reparto di psichiatria d’urgenza: il “Reparto 77”. A fare da sfondo la labirintica città di Genova.

I matti sono nostri fratelli. La differenza tra noi e loro è un tiro di dadi riuscito bene – l’ultimo dopo un milione di uguali – per questo noi stiamo dall’altra parte della scrivania.”

In questo racconto a “zig-zag”, non entriamo in punta di piedi, non proseguiamo da un punto “a” a un punto “b”. Veniamo sopraffatti dalle parole, dalle descrizioni, dalle emozioni.  Soprattutto le nostre.

In L’ Arte di Legare le Persone sentiamo, ascoltiamo e percepiamo la sofferenza psichica per quello che è: dolore.

A volte muto e totalizzante. Impossibile da esprimere o da definire, per chi lo vive e, in alcuni casi, anche per chi tenta di curarlo.

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Facciamo conoscenza con i protagonisti di questa storia con Lucrezia, Filippo, Chiara, Luciano, Lara… anime intrappolate in un “abisso bianco”. Può essere bianco l’abisso? Sì quando a volte non ne percepisci neppure la profondità. 

Con grande immediatezza e senza paura, perché il dolore psichico spaventa, familiarizziamo con lo schizofrenico, l’euforico, il nevrotico, il maniacale, il depresso. Familiarizziamo con i medici e gli infermieri. Cogliendone le fragilità.

La partita, per il recupero della persona, si gioca in quel cammino da funambolo, che ogni psichiatra, con coscienza, sa di dover fare: dialogo, trattamento sanitario obbligatorio, farmaci, a volte contenimenti forzati, ascolto, ironia, sconforto e umanità.

E lui, proprio lui, lo psichiatra, come appare? Un essere umano, non solo esperto di terapie farmacologiche, distaccato e puntuale nelle proprie analisi; ma fragile, sensibile e in molti casi con propri tic mentali e piccole follie. Un uomo appostato ai confini della mente, in attesa. Per legare le persone cadute giù e tirarle sù. Rimetterle in piedi, equipaggiarle e lasciarle andare, laddove possibile.

“Se mi chiedete un’immagine simbolica della Psichiatria d’urgenza è proprio il contenere, il riunire frammenti spezzati tra di loro, mettere insieme mente e corpo, riunificare la persona, come un gesso rinsalda le ossa. Far di pezzi, uno.

L’ARTE DI LEGARE LE PERSONE – EINAUDI -2021

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