Recensione di Siamo Il 99% – Noam Chomsky

Recensione di Siamo Il 99% – Noam Chomsky

Siamo Il 99%, una citazione:

“Nei discorsi qui raccolti, Chomsky mette in evidenza come il principale successo del movimento sia stato di aver semplicemente posto le disuguaglianze della vita quotidiana al centro dell’agenda politica nazionale, influenzando il modo di fare informazione, la percezione pubblica e il linguaggio stesso.”

Siamo Il 99% è la nuova raccolta, ampliata e aggiornata, degli interventi e delle riflessioni di Noam Chomsky in merito al fenomeno di Occupy, rimeditate alla luce della situazione attuale, dopo la vittoria di Trump e i recenti disordini razziali negli Stati Uniti

Nel settembre 2011, negli USA esplose Occupy, un movimento di contestazione e disubbidienza civile contro il potere del capitalismo finanziario, reo di aver trascinato in una crisi senza precedenti l’economia mondiale.

Lo slogan del movimento, Siamo il 99%, risultava straordinariamente efficace, anche se al suo interno esistevano innumerevoli altre linee di faglia e conflitti identitari tali da rendere difficile, se non impossibile, immaginare la costituzione di un unico grande blocco politico.

Ma, al di là di questo, Chomsky riconosceva a Occupy le potenzialità di un movimento di massa in grado di coordinare una risposta dal basso per portare all’attenzione pubblica alcuni possibili rimedi o, quantomeno, dei palliativi.

Ad esempio, ripensare il sistema elettorale e l’assetto istituzionale, rivedere la politica fiscale, esercitare un controllo sulle istituzioni finanziarie, limitare l’influenza delle corporation, riformare il sistema sanitario, affrontare la crisi climatica.

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Nove anni dopo Occupy, le preoccupazioni sollevate dagli attivisti in merito al sistema sanitario sono diventate un problema di sicurezza nazionale con l’emergenza del Covid-19. Quanto alla crisi ecologica, rimane sempre più attuale la minaccia incombente del cambiamento climatico.

Lo scarto tra il novantanove e un decimo dell’un percento dei ricchissimi non sembra prossimo a ridursi mentre la degenerazione del capitalismo occidentale sembra essere in fase piuttosto avanzata.

I cittadini devono trovare il modo per lottare contro tutto questo e propugnare un vero cambiamento.

Se il movimento Occupy non è riuscito fino a ora a deviare il corso della Storia non significa tuttavia che sia stato un fallimento.

La sua voce è stata ascoltata tirando la volata alla candidatura di Bernie Sanders alle primarie dei Democratici e, piú generalmente, al revival del “socialismo democratico” in America, incarnato da tanto attivismo in rete e dal successo mediatico della parlamentare Alexandria Ocasio-Cortez.

Occupy per Chomsky è stato anche altro: un tentativo di ricostruire delle comunità cooperanti, in controtendenza rispetto all’inesorabile movimento di disintegrazione che caratterizza la società capitalistica.

Delle strutture spontanee in grado di fornire agli individui adeguate reti di protezione e spazi in cui soddisfare i propri bisogni sia materiali che simbolici.

L’occupazione quindi non più soltanto come momento di rivendicazione di diritti rivolta a un potere esterno, ma come puro esercizio di libertà.

In un mondo in cui a poco a poco crollano molte infrastrutture di welfare che davamo per scontate, è necessario che la società civile si doti di strutture sue proprie per garantire le funzioni fondamentali in grado di assicurare la partecipazione e la socializzazione dei cittadini.

In questo senso Zuccotti Park era stata davvero un’avanguardia, un tentativo di “occupare” in qualche modo quegli spazi vuoti che il capitalismo lascia esistere. Come oggi fanno, molto efficacemente, alcune minoranze etniche e religiose.

Occupy non occupa più Wall Street, ma le questioni del conflitto di classe e delle disuguaglianze etniche hanno oggi catturato una parte sempre più crescente della coscienza nazionale, americana e non.

Perché per quanto inevitabile appaia l’ordine economico del mondo, sintatticamente ben formato secondo le leggi che si è dato, a esso manca sempre un qualcosa.

Secondo un postulato che oltre sessant’anni fa ha reso celebre Noam Chomsky, a quest’ordine economico manca un senso.

SIAMO IL 99% – NOTTETEMPO – 2020

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