Recensione di Un Nodo Alla Gola – Robin Robertson

Recensione di Un Nodo Alla Gola – Robin Robertson

Un Nodo Alla Gola, di Robin Robertson, è un ritratto disilluso del dopoguerra americano.

Parliamo della Seconda Guerra Mondiale e della lotta per la sopravvivenza, prima ancora che del ritorno in patria.

In Un Nodo Alla Gola scopriremo la storia di Walker, un veterano che torna in America con i lividi mentali delle atrocità subite, e anche fatte, durante la guerra.

Sarà il punto di partenza per un ritratto agghiacciante e lucido di tutto quello che in una nazione come gli Stati Uniti d’America si tende a dimenticare.

“E’ la nostra paura del ‘diverso’
– indiani, neri, messicani, comunisti, musulmani e via dicendo -,
l’America ha bisogno dei suoi mostri,
così possiamo isolarli, segregarli e,
se ce lo permettono, sparargli.
E questo lo chiamano patriottismo, nativismo,
ma è razzismo bello e buono. E’ paranoia.”

Walker in realtà è canadese ma a causa dello shock post-traumatico conseguente agli orrori vissuti in guerra non riesce a tornare a casa. Non è più lo stesso e non vuole farsi vedere per quello che è diventato.

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Quell’incanto e quell’ingenuità che ancora albergano in Nuova Scozia, la sua terra d’origine, in lui sono andati perduti.

E non vuole coinvolgere anche i suoi familiari in quest’assurda storia di vita quotidiana. Vuole ricordarli così com’erano prima della guerra perché in questo modo ricorderà anche lui come era prima dell’impatto distruttivo con la morte. E con l’incoerenza di un mondo che si fa la guerra dappertutto, anche agli angoli delle strade.

Ed è proprio da lì che ricostruirà un punto di vista ed è da lì che ricomincerà una vita.

Grazie alle sue doti nella scrittura, Walker viene assunto in un giornale. All’inizio fa un po’ di tutto poi si dedica a quel mondo invisibile dominato dai senzatetto, dai matti e basta, e da qualunque altra forma di vita umana dimenticata dalla società civile.

Il suo viaggio si farà concreto tra New York, Los Angeles e San Francisco. E si farà anche introspettivo verso quei ricordi che lo angosciano nel profondo e dai quali ha deciso che non vuole più scappare.

“Le città americane sono senza passato, senza storia. A volte penso che l’unica storia americana sia nei film.”

Cercherà una redenzione perché anche lui ha partecipato alle atrocità restituendo la violenza a quei tedeschi combattuti durante la Seconda Guerra Mondiale. Redenzione che passa molto spesso dal collo di una bottiglia da buttare giù al posto di qualche psicofarmaco.

“Gli uomini che uccidevi. Anche quelli dovevi guardarli negli occhi: guardare la vita che si spegneva mentre morivano.”

I tanti personaggi che si susseguono in Un Nodo Alla Gola sono pieni di un’umanità struggente e, a modo loro, di voglia di vivere. Sopravvivono, certo, ma restano a galla in ogni modo possibile. Cosa che anche lo stesso Walker, presto o tardi, dovrà cominciare a fare nel mondo dei dimenticati.

Il libro è scritto in versi ‘prosaici’ che lo rendono veloce e schietto nella lettura come un’istantanea da guardare per l’attenzione di una manciata di secondi per poi passare subito a quella successiva. Emana empatia e profondo dolore per chi è più svantaggiato.

E’ consigliato per chi ama gli scrittori dotati di creatività particolare e per chi vuole un ritratto spassionato del dopo Seconda Guerra Mondiale in America.

UN NODO ALLA GOLA – GUANDA – 2022

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