Recensione di Verde Eldorado – Adriàn N. Bravi


Verde Eldorado Recensioni

Verde Eldorado, una citazione:

“.. Ugolino aveva smesso di essere tale dopo l’incendio, perché a quel nome non corrispondeva più il suo volto originario, quello incorniciato dai ricci che scendevano sulla fronte. Avevo insomma dovuto arrivare fino alla confluenza di questo fiume per scoprire, da una tribù di selvaggi, il nome che ora mi identificava con la mia deturpazione.”

Verde Eldorado è la cronaca di un viaggio e di una parabola esistenziale di un ragazzo del XVI° secolo.

Ugolino vive rintanato in una stanza, prigioniero di un cappuccio perché un incendio l’ha sfigurato e, nella Venezia del 1526, la deturpazione è una vergogna da celare, un orrore, un memento di disgrazia.

Ma il ragazzo non può restare a lungo nella stanza dove si rintana.

Il padre decide infatti di imbarcarlo nella spedizione di un amico che ormai può fregiarsi del titolo di Piloto Mayor: Sebastiano Caboto.

Il 3 aprile del 1526, il giovane Ugolino è sull’ammiraglia di Caboto con un compito preciso da assolvere: tenere traccia di ogni cosa.

La rotta è quella per le Indie, la destinazione le Isole Molucche in Indonesia, ma la Storia narra che laggiù il leggendario navigatore non arrivò mai.

Caboto viene meno al contratto con la Corona di Spagna per inseguire le storie di alcuni sopravvissuti di una passata spedizione che narrano di una città fatta di oro e d’argento.

La sua flotta si addentra nel Río de la Plata, poi risale i fiumi Paraná e Paraguay.

Ed è navigando il Paraguay che Ugolino cade prigioniero insieme a quattro compagni, squartati e divorati dagli indios.

Lui invece, liberato dal cappuccio, viene risparmiato proprio grazie al viso deturpato perché gli indios in quei segni sul volto leggono il segno dei Karai, i signori del fuoco.

E lì comincia l’altra sua vita.

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Il protagonista ha quindici anni quando inizia il suo viaggio verso l’ignoto.

Verde Eldorado può quindi essere considerato un vero e proprio romanzo di formazione ma anche di educazione sentimentale.

Il romanzo dipinge a tutto tondo la figura di Ugolino, l’io narrante.

Ricorda un po’ Fitzcarraldo, immerso in una natura madre e matrigna, così diversa ma ugualmente penetrante come la natia Venezia. Ma sembra anche un novello giovane Werther, alla scoperta della sua dimensione carnale e sociale all’interno di un contesto libero dalle catene del suo handicap.

Verde Eldorado offre diversi spunti di riflessione sulla concezione di disabilità e sulla possibilità di vedere le cose da un’altra prospettiva.

Adrián N. Bravi, nato a Buenos Aires, alla fine degli anni ’80 si è trasferito in Italia per proseguire gli studi in filosofia. Laureato all’Università degli Studi di Macerata, oggi ci lavora come bibliotecario.

Tra i suoi precedenti romanzi L’idioma di Casilda Moreira (Exòrma, 2019), da noi recensito Recensione di L’Idioma Di Casilda Moreira – Adrián N. Bravi.

La migrazione, il radicamento, la ricerca di un luogo d’adozione, un luogo che può essere anzitutto una lingua: sono questi i temi trainanti della scrittura di Adrián Bravi.

Tutti apparteniamo ad un posto. Ugolino, dopo aver perso il suo nel vecchio mondo, troverà alla fine uno spazio da chiamare casa.

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