Majakovskij di Bengt Jangfeldt – Recensione


Majakovskij Recensioni

Majakovskij, una citazione:

“Splendere sempre,

dovunque splendere,

fino al fondo dell’ultimo dei giorni

splendere –

e nulla più!

Ecco il motto mio –

e del sole!”

Nessuno scrittore ha avuto un’immagine pubblica plasmata in modo così drammatico come Vladimir Majakovskij.

Nato nel 1893 e morto suicida nel 1930, visse con sfibrante intensità i suoi brevi trentasei anni, colmandoli di poesia, teatro, politica e passioni.

Personaggio paradossale, incarnò l’avanguardia politica ed estetica dei primi decenni del Novecento.

Al tempo stesso, fu un artista al servizio della Rivoluzione.

Il suo destino fu segnato dalla tumultuosa relazione con Lili Brik.

Il momento decisivo di tutta la sua esistenza è infatti rintracciabile in quel giorno del luglio 1915 nel quale lesse la sua Nuvola in calzoni nell’appartamento di Lili e Osip Brik.

Da quella sera in poi, Majakovskij, Lili e Osip divennero inseparabili.

Per quindici anni vissero insieme un “trust amoroso” sorprendente.

Negli anni Venti, la costellazione Majakovskij-Brik divenne l’incarnazione stessa della provocazione letteraria e di una nuova moralità.

Vladimir, ovvero il principale poeta della Rivoluzione; Osip, uno dei massimi critici culturali; Lili, il simbolo della donna moderna liberata dalle catene morali della società borghese.

Negli ultimi anni, Majakovskij si rese conto di non avere più un ruolo: non c’era più posto per lui nella società che stava prendendo forma. Era l’epoca in cui Stalin terrorizzava il milieu degli artisti e dei dirigenti di partito con le sue purghe.

Bengt Jangfeldt ricuce la vita e l’opera del poeta alla luce delle drammatiche turbolenze del tempo.

Dalle innovazioni estetiche dell’avanguardia prerivoluzionaria alle rigidità del realismo socialista, dalla tragedia della Prima guerra mondiale alla violenza e alla speranza nella Rivoluzione bolscevica, dall’avvento del terrore stalinista alla crescente disillusione per il comunismo russo che portò il poeta a togliersi la vita.

Riemergono dagli archivi documenti e immagini inedite e per decenni l’autore ha raccolto di prima mano le testimonianze di persone che conobbero «dal di dentro» Majakovskij, prima tra tutte Lili Brik.

Bengt Jangfeldt è professore di lingue e cultura slave all’Università di Stoccolma, nonché uno dei maggiori studiosi internazionali di letteratura russa.

Questa imponente biografia – la prima non sovietica – è una meraviglia per stile del racconto e per la luce che pone finalmente su una figura tanto controversa (e amata).

Majakovskij contiene stralci di lettere, stampe, memorie, brani di articoli. È il frutto di un lavoro immane volto a catturare la sua complessa fisionomia, non solo come poeta senza compromessi, ma come uomo costantemente impegnato nella sua rivolta contro un’infelicità enorme.

Molte esistenze costeggiano e puntellano il tragitto di Majakovskij, senza riuscire a evitargli il senso di solitudine che lo porterà al colpo di pistola con cui metterà fine alla sua vita.

Un massimalista, dalla personalità debordante, conscio della sua grandezza e delle sue ossessioni. Amore, arte, rivoluzione: per Majakovskij tutto era un gioco, dove la posta era la vita.

Quest’opera porta a galla vite straordinarie, impegnate in rapporti esclusivi e inclusivi al tempo stesso, in cui lo sforzo di superamento degli stereotipi borghesi si scontra con umanissimi sentimenti di gelosia, insicurezza, sensi di colpa.

Majakovskij è il racconto di un uomo vulnerabile, inquieto e impulsivo, di un gigante capitato per caso sulla terra, di un poeta sempre una spanna oltre il suo tempo.

Un novello Prometeo.

Un genio assoluto che ha avuto il mondo come palla al piede.

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