Recensione di Allah 99 – Hassan Blasim


Allah 99

Allah 99 ci racconta l’Iraq, il paese segnato dal conflitto, nel periodo della dittatura di Saddam Hussein, della sua caduta e dell’arrivo dello Stato Islamico. E lo fa in maniera libera, senza filtri.

«I luoghi chiave di Bagdad non sono cambiati molto da quando diciassette anni fa, sono fuggito da qui. È solo invecchiata. I suoi colori sono sbiaditi, i capelli le si sono riempiti di armi e intorno agli occhi le è comparso un alone scuro di terrore e sofferenza.»

La voce narrante è quella di Hassan. Stesso nome del nostro autore, stesso passato. Una storia di fuga alle spalle, da una Baghdad insanguinata dalla guerra civile all’approdo salvifico in Finlandia. Verrebbe da immaginarla come un’ autobiografia. Non ne abbiamo certezza lungo il corso della lettura. Ma le due anime si incontrano. Si riflettono.

L’ intento è quello di raccontare il dramma della guerra, della fuga forzata, dell’ esilio e del terrorismo. Di dare voce a chi quella esperienza l’ ha vissuta. La narrazione, sotto forma di interviste, è visionaria e poetica. Irriverente e toccante.

Viene da pensare “Ecce Homo” leggendo Allah 99. Gli interlocutori coinvolti da Hassan, svelano con le loro risposte, un’ umanità dilaniata dal dubbio e dalla sofferenza. Dal peso della storia e della politica. Pagina dopo pagina conosciamo le vicende dei nostri protagonisti. Momenti di quotidianità che convivono con le tragedie delle morti passate, con i fantasmi, con gli atti terroristici. Ma nello stesso tempo rivelano attimi di pura creatività, di amore estremo e di follia.

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Si svelano nel flusso continuo del dialogo, le esistenze di “Doctor Dj” la dottoressa in fuga dall’ Iran, rifugiatasi a Berlino, dove cambia radicalmente vita. Diventando una dj di musica tecno, genere che la lega inesorabilmente al suo passato. Oppure dell’ uomo che costruisce maschere per i volti dilaniati dagli attentati.

Nella sfondo la vicenda personale di Hassan, lo scrittore e la voce narrante, il suo essersi reinventato nel paese che lo ha accolto, il suo venire a patti con le sue origini e con nuovi incontri.

Storie nelle storie. Storie, commoventi, appassionate, sospese e talvolta buffe che meritano di essere lette. Perché la parola possa dare dignità alle emozioni profonde, ai sentimenti.

«Così come tu ti sei salvato, si è salvato anche il signor Palomar: è questo che pensavi mentre, dieci anni fa, firmavi le carte per il permesso di soggiorno da rifugiato. Oggi sei un cittadino finlandese. Parli un pessimo inglese, che non piace ai finlandesi e un pessimo arabo che non piace alle case editrici arabe. Palomar non si è salvato del tutto più o meno come te. Il soldato bulgaro gli ha strappato la faccia. A te, invece, durante quel doloroso viaggio si sono lacerati l’anima e il corpo. Hai camminato da Baghdad a Helsinki attraverso i sentieri della migrazione clandestina. E lungo il tragitto per il paradiso finlandese hai passato i tre anni peggiori e più strani della tua vita.»

ALLAH 99 – UTOPIA – 2021

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