Recensione di Bukowski – Alessio Romano/Roger Angeles

Recensione di Bukowski – Alessio Romano/Roger Angeles

Bukowski è uno dei graphic novel della collana I Girasoli della Lisciani Libri, grazie alla quale tempo fa avevo già felicemente approfondito la vita del mito James Dean.

Questa volta la vita da scoprire, conoscere, svelare e di cui nutrirsi, grazie ad Alessio Romano e Roger Angeles, è quella di Henry Charles Bukowski Jr., uno degli scrittori più controversi e amati del ‘900, nato in Germania il 16 agosto 1920.

Bukowski ebbe un’infanzia difficile, con due “genitori terribili” e dal 1922, quando il padre andò in congedo (soldato dell’esercito americano in servizio in Germania) si trasferirono in California.

Durante l’adolescenza il suo viso brulicava di grandi pustole, così grandi che doveva recarsi in ospedale per farle perforare, cercando di lasciare meno segni possibili.

Ma gli sforzi non servirono e lui rimase col viso rovinato per tutta la vita.

Una vita segnata da tre grandi passioni e debolezze, che ne fecero l’uomo di cui tutti abbiamo letto e apprezzato qualcosa: l’alcool, le donne e la scrittura.

Quando avevo sedici anni birra e libri erano l’unica fonte di forza e speranza.”

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Passava il suo tempo nella biblioteca pubblica di Los Angeles, ma nessun autore riusciva a coinvolgerlo, ad instaurare un rapporto con lui, fino alla scoperta di qualcuno che sembrava avere uno stile unico.

Uno stile che a Bukowski sembrava perfetto, totalmente nelle sue corde, uno scrittore senza “paura delle emozioni“.

John Fante.

Bukowski rimase rapito dalla scrittura di Fante nel suo Chiedi alla Polvere (bellissimo!), in cui il protagonista Arturo Bandini, aspirante scrittore figlio di immigrati italiani, che alloggia a Bunker Hill, incontra e intreccia una relazione con la cameriera messicana Camilla Lopez.

Praticamente Charles Bukowski stava leggendo la sua vita… speranze, vizi, attitudini e difficoltà nell’inserimento nella società del suo tempo erano le stesse di Arturo Bandini.

Molti anni dopo sarei andato a vivere con una donna che beveva anche più di me e con la quale facevo delle litigate furiose. Lei mi insultava. E io rispondevo: “Non chiamarmi figlio di puttana! Io sono Arturo Bandini!“.

Durante il tempo che scorreva Bukowski fece diversi lavori, bevve tantissimo ed ebbe diverse donne, matrimoni, e nel 1964 una figlia (Marina Louise), non smettendo mai di scrivere.

Impellenza che nel 1966 lo premiò, facendo comparire alla sua porta John Martin, un manager che puntò su di lui e la sua scrittura.

Finalmente “Potevo dedicare la mia vita solo alla scrittura, al bere, alle donne e all’ippodromo.”

Questo non cambiò il suo stile di vita e i suoi eccessi, che però ora andava rivelando al mondo durante i reading e le interviste.

Finì con l’avere ammiratori e odiatori.

La sua vita fu complicata ed estrema, ai limiti dell’infernale, e siamo fortunati ad averne traccia nei suoi romanzi, nei racconti e nelle poesie e questo fumetto è un bellissimo strumento per continuare ad amarlo.

I bellissimi disegni di Bukowski ci danno l’opportunità di vederlo nei momenti salienti della sua vita sregolata, di condividerla con lui, e il loro stile (si ha quasi l’impressione di non dover tenere troppo a lungo le dita sui bordi delle pagine per non sfumare la matita) si sposa perfettamente con la figura che viene a galla.

Nella prossima vita voglio essere un gatto. Starsene seduti a leccarsi il culo. Dormire venti ore al giorno e aspettare che ti sia dato da mangiare. Noi uomini, in confronto, siamo dei poveracci.

Miao.

BUKOWSKI – LISCIANI LIBRI – 2020

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