Recensione di Nero Finale – Giuse Alemanno

Recensione di Nero Finale – Giuse Alemanno

Nero Finale, una citazione:

“Massimo è più accidentato dell’arrampicata sulle rocce di una montagna; più sfacciato di uno specchio; più pericoloso di un cavo di rame, scoperto ed elettrificato, pendente in un corridoio da percorrere al buio. Però ha una sua strategia, una sua idea, un suo scopo che, certe volte, può sembrare incomprensibile.”

Nero Finale è l’ultimo capitolo della trilogia che ha come protagonisti i cugini Sarmenta.

Nella terra in cui comanda la ’ndrangheta arrivano i Sarmenta, portandosi appresso la loro riconosciuta e devastante determinazione criminale.

Sono stati inviati in Calabria a presenziare al funerale di Nino Inno, patriarca dell’organizzazione.

Uno, Santo, è un medico; l’altro, Massimo, è un sanguinario fuorilegge.

Santo è stato mandato dal dottor Barrese – capo assoluto della ’ndrangheta e referente nazionale della sanità privata – a sanare una clinica a Sant’Agata sullo Jonio.

Massimo, invece, vuole portare a termine la vendetta che lo ossessiona.

Ma il dottor Barrese ha altri progetti per i due cugini, progetti che rivoluzioneranno l’essenza stessa della ’ndrangheta, pronta a rinnovarsi pur restando legata ai suoi riti arcaici.

La realizzazione di tali progetti costerà però fiumi di sangue, decine di morti ammazzati e qualche lampo di gelida ironia.

Dopo “Come belve feroci” e “Mattanza” – da noi già recensito Recensione di Mattanza – Giuse Alemanno – ecco che Nero Finale arriva a concludere la saga dei Sarmenta.

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Lo stile di Alemanno è sempre distintivo, il ritmo della narrazione potente, il linguaggio forte come uno schiaffo.

Le imprese criminali dei protagonisti sono illustrate con un velo ironico e con l’amore per il dettaglio pulp.

Una storia che non risparmia efferatezze al lettore ma senza appesantirlo, perché il tono volutamente grottesco riesce a sublimare la brutalità e le empietà raccontate.

Alemanno viviseziona la violenza, rendendola smaccata e debordante, ricordando in ciò il grande regista Sam Peckinpah, secondo cui la violenza altro non è se non l’estrema sintesi delle relazioni umane.

Emerge tuttavia un’attenzione alla ricostruzione di alcune dinamiche storico-antropologiche che lascia un’impronta sagace e talvolta amara sul tessuto del nostro Sud Italia.

Nero Finale è anche il racconto di un territorio aspro, impermeabile da sempre al “forestiero” – sia esso il sabaudo, l’americano, lo Stato – e permeato di tradizioni e codici antichissimi.

Una frontiera che odora di West, in cui operano meccanismi e si compiono riti fuori dal tempo, mentre invece là fuori il mondo – anche criminale – cambia velocemente.

È proprio questa antinomia tra visioni differenti del mondo il motore delle vicende in cui si trovano invischiati Santo e Massimo.

Dovranno trovare rapidamente il bandolo della matassa, se non vogliono finire anche loro inumati nel Mar Ionio, sepolcreto delle anime perse.

E chissà che non possano avere l’opportunità di mettersi il passato alle spalle.

D’altronde, “Fossimo adatti a guardarci indietro, la natura ci avrebbe dotati di occhi sulla nuca.”

NERO FINALE – LAS VEGAS EDIZIONI – 2022

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