Recensione di Non Dire Niente – Patrick Radden Keefe


Non dire niente Recensioni

Non Dire Niente. Il titolo scelto da Patrick Radden Keefe non lascia spazio a troppe interpretazioni.

Si tratta di un libro schietto, sincero. Di verità.

Nell’intrepido desiderio dell’Esercito Repubblicano Irlandese di unificare il paese e cacciare il nemico britannico si nascondono alcuni punti oscuri.

Ecco, signore e signori, gli scheletri nell’armadio del nazionalismo in verde.

L’ambiguità, in questo caso, ha il nome di Gerry Adams.

Siamo in Irlanda. Irlanda del Nord, per la precisione. Dallo scoppio dei Troubles alla fine degli anni ’60 molti uomini si sono immolati per la “causa”:

“Si definivano volontari, un termine che si ispirava ai tragici eroi della Rivolta di Pasqua e trasmetteva l’idea che il patriottismo fosse una transazione che il patriota doveva essere pronto a pagare a caro prezzo.”

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Radden Keefe descrive con minuziosità di particolari le storie di alcune figure iconiche del repubblicanesimo irlandese. La militanza, la prigione, poi il distacco da quel mondo che pareva essere il loro habitat naturale.

Le impavide sorelle Price di Belfast, Dolours e Marian. E un personaggio leggendario tra i repubblicani, Brendan Hughes, “The Dark”.

Se “…il combattente della guerriglia deve sapersi muovere tra la gente come un pesce nuota nel mare”, allora “The Dark” e le inseparabili Price seppero nuotare molto bene. Attraverso la militanza nell’ I.R.A. difesero la loro comunità dai soprusi del vicino unionista e dalle prepotenze dell’esercito britannico.

Chi di pesci ne ha mangiati abbastanza è Gerry Adams. Una figura che definirla controversa pare, forse, addirittura riduttivo. Un piranha, insomma.

“Era un genio della dissimulazione. Non si assumeva alcuna responsabilità personale. Anche perché non era mai stato nell’IRA.”

Esaminando attentamente le testimonianze raccolte dallo scrittore americano non si può rimanere indifferenti di fronte alla figura del barbuto Gerry. Prima militante nell’I.R.A., poi l’ascesa come politico del Sinn Fèin. Stile doppio petto: “la brigata che veste Armani.”

“Adams era un mago, forse fin da bambino, nell’arte insidiosa della negoziazione a ogni costo.”

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D’altra parte, l’accusa al leader del Sinn Fèin e alla sua cricca di aver svenduto la lotta armata traspare ovunque. I suoi ex amici, dopo aver assaporato la sollazzevole vita del carcere, sembrano ora navigare quasi smarriti in una Belfast in cui non si riconoscono più:

“Penso alle vite che aveva stroncato, ai giovani volontari che aveva mandato a morire: la sua idea era che quei sacrifici alla fine sarebbero stati giustificati dalla nascita di un’Irlanda unita.”

Non Dire Niente utilizza il tema centrale dell’informatore per rivelare un mondo sotterraneo scomodo. Il caso di Mary McConville per smascherare intrighi, bugie e tradimenti:

“L’informatore occupa un posto ingombrante nell’immaginario irlandese, come un demone del folklore, l’emblema della slealtà.”

Gli informatori, le spie. Gli attentati, i morti. La detenzione, gli scioperi della fame. Quanta sofferenza in quel di Belfast. E nel Nord tutto.

E allora cosa penserebbe Bobby Sands o qualsiasi altro volontario che si è lasciato morire nell’intento di unificare il proprio paese?

Hanno sacrificato le loro vite per cosa?

L’accordo di pace sancito nel 1998 che avrebbe dovuto portare ad un reale miglioramento delle condizioni politico-sociali all’interno della comunità repubblicana ha davvero prodotto questo cambiamento? A quanto sembra…

“Un’altra generazione dovrà prendere in mano la torcia del repubblicanesimo e continuare a lottare.”

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