Recensione di Penelope Poirot E L’Ora Blu – Becky Sharp

Recensione di Penelope Poirot E L’Ora Blu – Becky Sharp

Penelope Poirot E L’Ora Blu una citazione:

Seduta sulla panca che correva lungo il bovindo, Penelope Poirot sfogliava le bozze del suo ultimo articolo. Un fascio di luce naturale tagliava il suo ardito chignon allargandosi come un occhio di bue al centro della stanza. Velma Hamilton ringraziò la pace di quell’istante e si perse a osservare i crepuscoli di polvere che si trastullavano nel raggio solare. Così pigramente assorta colse troppo tardi lo scatto con cui Penelope Poirot balzava in piedi spalancando la finestra.”

In Penelope Poirot E L’Ora Blu, La Signora di un borgo a cavallo tra Liguria e Piemonte, un’accademica di chiara fama, organizza un convegno sul folklore e sulle fiabe nella sua villa.

Invitata in loco da un caro “amico sentimentale”, per Penelope Poirot è un gradito diversivo dalle incombenze imposte da tanto cognome. Per Velma Hamilton invece, sua segretaria e personalissimo Watson, è un rischiosissimo tuffo nel passato. Infatti, la villa è a Corterossa, paese dei suoi nonni italiani nonché meta di tutte le estati della sua infanzia.

È pericoloso svegliare i ricordi e tornare sulle rive del lago dove Velma, un tempo, attendeva le fate. Ora si festeggia un genetliaco sull’acqua, tra profumi di griglie e spari dal bosco che accolgono il crepuscolo. Ma è proprio sul più bello, nell’ora blu, quell’ora che segna il passaggio dal tramonto alla sera, che c’è una testa che cade.

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Con il sangue che le scorre nelle vene, Penelope Poirot scopre in fretta che erano in tanti a detestare la vittima. Il cavalier servente, la dottoranda mascolina, il Cristo boscaiolo, ma anche tanti altri nella cerchia della matrona. Insomma, tutti coloro che ruotano intorno alla villa; ma anche Velma stessa?

Sì, anche lei. Sola contro tutti e sfidata a trovare la soluzione, Penelope Poirot segue accuratamente ogni pista, fino al disvelamento finale, in riva al lago, proprio nell’ora che volge al desio.

Fate deluse, streghe impenitenti, orchi-mandrilli di provincia, ninfe canterine fanno capolino nella terza avventura di Penelope Poirot e della fidata assistente Velma Hamilton.

La poliedrica Penelope prima critica enogastronomica, poi scrittrice affermata, ora creatrice di aforismi, nonché nipote del celeberrimo Hercule – è la protagonista delle pagine vergate dalla bravura di Becky Sharp, nelle quali ha come contraltare, in termini di intelletto e di personalità, l’imponente Edelweiss Gastaldi, deus ex machina e faro indiscusso della piccola, ma tutt’altro che placida, comunità di Corterossa.

È proprio nel confronto tra queste due donne alfa che si snoda il giallo, nel quale tutti non sembrano esenti da rancori e segreti, che forse sarebbe meglio rimanessero nell’oblio dei ricordi.

Un libro il cui impianto, l’ambientazione, la resa dei personaggi, i dialoghi brillanti e lo stile narrativo omaggiano, smaccatamente ma con grazia, la maestria di Agatha Christie.

Se è vero che può essere uno sbaglio ritornare nei luoghi d’infanzia dopo tanto tempo, perché rancori covati a lungo ed antiche acredini possono riemergere, forse proprio nel passato ci sono le risposte per il futuro.

E con l’intervento di Penelope, con “la sagacia che mi viene dal cognome”, chissà che non possano rimettersi insieme tutti i pezzi del puzzle.

PENELOPE POIROT E L’ORA BLU – MARCOS Y MARCOS – 2018

 

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