Recensione di Servirsi – Lillian Fishman


Servirsi

Servirsi opera prima di Lillian Fishman è curiosa, a tratti fastidiosa, intrigante e scabrosa.

A fare da sfondo una New York giovane, intensa, cosmopolita e competitiva. Le contraddizioni convivono nella stessa pagina. Ricchezza, povertà. Arroganza, riserbo. Poesia, volgarità. Appartamenti lussuosi e monolocali decadenti si alternano in questo romanzo.

Servirsi dove il protagonista assoluto è il sesso. Il sesso quello vero. Il sesso che unisce, tormenta, fa godere, allontanare, “nascere e morire” in un attimo. Non quello immaginato o abbandonato ai suoi esordi su una chat.

Lo vivono sulla loro pelle gli attori di questa storia:Eve, Olivia e Nathan. Eve è una giovane donna di trent’anni con una laurea in tasca, un lavoro in un bar, una compagna. Non si sente una persona risolta. E nel virtuale decide di abdicare alla propria inquietudine. Postando delle foto di se stessa nuda. Sfumate, non definite.

Immagini che saranno notate da Olivia e Nathan tanto da contattare Eve e iniziare con lei un vero e proprio “ménage à trois”.

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«Qualcosa, dicevamo, si impadronisce della vostra vita. A volte è una perdita, onnipresente ma dolorosa, o un’ossessione per la vostra inadeguatezza di fronte alla vastità e piacevolezza dell’esistenza e le sue infinite opportunità. Ma una vita sa che deve assumere una forma e, traendo spunto da film e altre vite di cui ha colto uno scorcio, sceglie un nucleo attorno a cui modellarsi. Una vita riconosce il teatro il cui custode le appare più reale. E, a dispetto delle mie migliori argomentazioni, la mia vita riconosceva il sesso.»

In Servirsi ogni personaggio coinvolto deve fare i conti con questa relazione. Il legame fra i tre risulta intricato, complesso, sensuale forte e pesa come un macigno sulle loro vite. Sul loro futuro. E sugli altri rapporti incastrati, bene o male, nelle loro quotidianità.

Pagina dopo pagina scendiamo in una sorta di girone dantesco dove il sesso, il desiderio, i sentimenti e la passione spingono ad abbattere necessariamente la frontiera di ogni morale. Restituendoci un’umanità vera. Nonostante tutto sincera. Fatta di scelte, tradimenti, fragilità, emozioni. Coerenza e incoerenza.

«Eppure io sapevo che, nell’arco dell’ora in cui accadeva, il sesso era la cosa meno superficiale del mondo: almeno per quell’ora io ero assolutamente presente e reale, capace di intuizione, sentimento, attenzione per l’altro, vulnerabilità»

SERVIRSI – EDIZIONI E/O – 2022

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