Smile. Sorridi, è la vita!
Chissà quanti sorrisi ha regalato Victor alla propria esistenza.
Victor, eterno aspirante scrittore irlandese. La sua vita è quella di chi ha sognato tanto e ha realizzato meno:
“…ero sempre strisciato via prima ancora che le mie speranze avessero il tempo di prendere forma. Nessuno mi allontanava. Ero io che non ci riuscivo. Ad espormi. Ad aprire bocca, a far uscire un suono. Ero timido.”
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In Smile lo sfondo è quello di Dublino. L’incompiuto Victor torna nel suo quartiere d’infanzia. Molto è cambiato, lui è cambiato.
Il matrimonio fallito pesa come un macigno. Lui aveva creduto nell’amore, aveva creduto nell’immortalità della sua Rachel. Fin da subito: “Era la donna più bella che avessi mai visto. Nel rileggere questa frase la trovo orrenda. Però è vera. La fissai come un allocco, andò di certo così.”
Nel suo vecchio quartiere sceglie il posto sacro per gli abitanti dell’isola verde, prova a farlo suo. Il pub: “Il Donnelly’s sarebbe stato il mio pub. Mi allenai a sentirlo mio.”
Qui Victor esprime se stesso. Chi è, chi voleva essere. Le sue incertezze, le sue inquietudini. E forse, il suo futuro.
Al Donnelly’s per il momento incontra però, solo il suo passato. Ed ha un nome: Ed Fitzpatrick, suo compagno di scuola.
Ma quanto è difficile fare i conti con quello che è stato. Victor ci prova, sembra scacciare via i ricordi, sembra allontanare gli spettri dell’adolescenza, sembra disintegrare quanto vissuto ai tempi della scuola dei “Fratelli Cristiani”.
Ed Fitzpatrick era tutto questo: “Non mi piaceva. Non mi piaceva per niente. Mi innervosiva. E mi annoiava.”
Victor fa nuove conoscenze, entra con diffidenza nella quotidianità del pub. Qui ripercorre pinta dopo pinta il cammino con Rachel. L’incontro, la condivisione, poi il distacco.
Lui alla continua ricerca della realizzazione, lei e l’inarrestabile successo.
Lui e il libro mai scritto: “L’importante, però, era che avrei scritto il libro, che stavo scrivendo il libro. Ci credevo. Me lo sentivo.”
Lei, la chef famosa in tutta Irlanda. Una personalità forse troppo ingombrante: “E fu insultata e amata, adorata, ammirata. Piaceva alla gente, ma suscitava anche diffidenza, paura.”
Al Donnelly’s c’è anche Brenda. Quindi desiderio, complicità, illusione. Ciò che servirebbe a Victor, ciò che in fondo cerca. Lui vittima del passato che ritorna.
Il rapporto con la madre, la morte del padre, le attenzioni dei “Fratelli Cristiani”. Tutto bolle in pentola, tutto bolle nella sua testa.
Poi c’è Ed. Una figura scomoda, qualcosa con cui fare i conti.
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Roddy Doyle non sbaglia un colpo, anche con Smile esprime tutto il suo talento.
Un romanzo a trecentosessanta gradi. Profondo, emotivo, intenso, sconcertante. Il ritmo è quasi affannoso, tipico dello scrittore irlandese. Un ritmo però vivace, capace di rendere estremamente vivi i personaggi che popolano il racconto.
Dublino è una città viva. L’Irlanda è un paese che si sta trasformando ma che nasconde insidie lontane e segreti scomodi. Doyle non ne fa mistero. Victor non ne fa mistero.
Sorrisi ce ne sono. Ma quanti porteranno felicità?
“Victor Forde, non so proprio resistere al tuo sorriso.”
SMILE – GUANDA EDITORE – 2018
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