Recensione di Storia di Milo, Il Gatto Che Non Sapeva Saltare – Costanza Rizzacasa D’Orsogna

Recensione di Storia di Milo, Il Gatto Che Non Sapeva Saltare – Costanza Rizzacasa D’Orsogna

Quando Storia di Milo, Il Gatto Che Non Sapeva Saltare è arrivato in redazione, come è giusto e bello che sia, prima di me lo ha letto mio figlio.

In qualità di giovane amante dei piccoli felini, di cui abbiamo la casa piena, lo ha iniziato la sera stessa.

L’ho trovato a letto che leggeva in lacrime e non essendo esattamente un emotivo mi sono preoccupata… “l’inizio della storia è commovente” mi ha detto.

Lo ha finito la sera successiva e il suo parere di novenne è stato  “è uno dei libri più belli che abbia mai letto”.

Ottimo inizio, ho pensato.

L’implicazione poi è stata doppia, visto che a casa nostra era da poco arrivato un piccolino bianco e nero di neanche venti giorni, trovato in una piccola colonia che conosciamo.

Dei quattro cuccioli avuti la mamma aveva deciso di non curarsi più di lui.

Quindi era lì minuscolo, inerme, senza cibo, ne accudimento.

Scoprirlo e portarlo a casa è stato un unico istante. Così è arrivato Momo.

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Storia di Milo, Il Gatto Che Non Sapeva Saltare poi l’ho letto anche io (ovviamente) e l’ho trovata una storia molto bella, delicata, piena di amore e fratellanza. Dentro c’è la poesia dei racconti semplici che arrivano morbidi e dritti al cuore.

Milo è un gattino nero con un inizio di vita sfortunata, che trova una mamma umana che lo ama come si ama un figlio, come si ama visceralmente un cucciolo quando lo si cresce.

Milo è speciale, ma non solo perché pur essendo un gatto non sa saltare e traballa e cammina a zig-zag, ma per come si pone nei confronti degli altri e del mondo.

“Pensò che gli occhi degli animali sono innocenti come quelli dei bambini: non colgono la diversità perché non hanno pregiudizi. Pensò che gli animali, come i bimbi, guardano il mondo con occhi puliti. E che la diversità è tutta nella testa degli adulti.”

Milo si fa molti amici, anche insospettabili come lo scorpioncino indisciplinato o l’astice con la chela rotta che si è guadagnata la sopravvivenza.

Milo vive tutto con candore e semplicità, grazie all’amore della mamma umana che gli darà il calore di una casa, le attenzioni e cure che gli servono e la fiducia in se stesso che lo porterà a capire che è speciale e che questa è una cosa molto bella.

Mentre sto scrivendo Momo mi ronfa in braccio ciucciandomi il maglione, chissà se prima o poi questo istinto di suzione finirà?

È ignaro del fatto che nella piccola colonia vicino casa, dei tre cuccioli lasciati alla mamma che li ha allattati e irrobustiti, è rimasto solo il fratellino, identico a lui, che presto sarà a casa con noi, al caldo, a dormire col bimbo.

Il bimbo che per lui ha già scelto il nome: Milo.

STORIA DI MILO, IL GATTO CHE NON SAPEVA SALTARE – GUANDA – 2018

 

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