Recensione di Turbine – Juli Zeh


Turbine Recensioni

Turbine, una citazione:

Unterleuten distava meno di cento chilometri da Berlino, dal punto di vista socioantropologico avrebbe potuto trovarsi sull’altra faccia del pianeta. Vi si era instaurata una comunità semi – anarchica e quasi del tutto autosufficiente, trascurata dalla politica, dalla stampa e dalla scienza, una specie di società prestatale fondata sul baratto, involontariamente sovversiva, sottratta all’intervento dello Stato, dimenticata, ignorata e proprio per questo a suo modo libera.

Sembra proprio che Gerard e Jule abbiano trovato un angolo di paradiso. È il villaggio di Unterleuten, poco lontano da Berlino. Romantici cottage, aperta campagna, aria pulita. Un luogo dove la vita è autentica. Almeno così sembrerebbe.

Fin dal principio, infatti, si percepisce un’atmosfera cupa, qualcosa che minaccia la quiete. Qualcosa che ribolle sotto la superficie e che sta per esplodere.

Una ditta decide d’impiantare un gruppo di turbine eoliche nelle immediate vicinanze del paese. Si delinea un conflitto tra chi sostiene il progresso dell’energia alternativa e chi invece vede in quei moderni mulini a vento un impatto ambientale devastante.

Uno scontro tra generazioni, tra città e campagna, tra artificio e natura, tra perdenti e vincitori post-muro.

Turbine se vuoi lo compri QUI

Una vera e propria guerra di tutti contro tutti. In cui dietro alle ideologie si nascondono gli istinti più bassi e le faide più antiche, mentre le dinamiche spietate della provincia non fanno che esasperare il bisogno quasi carnale di appropriarsi di un pezzo di terra.

Turbine, specchio lucido della società contemporanea, racconta tutta la rabbia e la frustrazione di un mondo che fatica ad affrontare il cambiamento. Un crescendo di tensione che sfocia in nevrosi collettiva e in cui Unterleuten non sembra poi il paradiso tanto agognato.

Anzi.

Turbine è un libro che non teme di scendere negli anfratti dell’animo umano e le cui pagine rimandano alle atmosfere fosche dei film ”L’enigma di Kaspar Hauser e “Il nastro bianco”, nel come descrivono la grettezza e la perfidia in alcuni paesi della Germania più recondita.

Non di meno, un romanzo a sfondo sociale brillante, difficile da incasellare in un genere, intelligente come la migliore satira politica, ma avvincente come un giallo ed umano come una confessione, che in Germania è stato un clamoroso caso letterario.

Juli Zeh, classe 1974,  è infatti figlia dell’ex direttore del Bundestag, Wolfgang Zeh, e ha studiato legge affiancando ai corsi di giurisprudenza studi di letteratura e scrittura creativa presso il Deutsches Literaturinstitut Leipzig (DLL), impiegando la sua fama letteraria anche per esprimersi su questioni politiche.

E, con Turbine – romanzo voluminoso dove i capitoli sono scanditi dai nomi dei personaggi che ne fanno parte e che vengono presentati da un autore onnisciente e onnipresente, in maniera ironica e veritiera – conferma questa vocazione all’indagine politico-sociale, snidando i cliché ed i tumulti di cuore e di pancia di questa Europa – ma, a ben vedere, di questa umanità – in questo scorcio di inizio del XXI° secolo.

TURBINE – FAZI EDITORE – 2018

 

Lascia un commento