Recensione di Ridere Degli Dèi Ridere Con Gli Dèi – M. Bettini, M. Raveri, F. Remotti


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Ridere Degli Dèi Ridere Con Gli Dèi, una citazione:

“Il riso è un fenomeno culturale multiforme, sfuggente, eppure profondo. Le sue espressioni e le logiche che lo determinano costituiscono un intreccio complesso e dinamico, in un continuo gioco di richiami, di somiglianze e di opposizioni.”

Ridere Degli Dèi Ridere Con Gli Dèi nasce dalle riflessioni di tre studiosi sul tema dell’umorismo teologico.

«Scherza con i fanti, lascia stare i santi..», ovvero sacro e profano non vanno mescolati.

Ma è sempre vero?

Ebraismo, cristianesimo e islam escludono che si possa ridere di Dio. Il monoteismo non ride.

Originata da vignette che deridevano Allah, la strage di «Charlie Hebdo» è lì a ricordarcelo.

Vi sono però religioni che danno spazio allo scherzo e alla comicità, in cui gli dèi ridono e anche gli uomini possono e sanno ridere degli dèi.

Sono le joking religions, sistemi religiosi che ospitano in maniera strutturale la dimensione dello scherzo.

Ponendole a raffronto con i tre monoteismi abramitici gli autori raccontano queste «religioni umoristiche»: il politeismo del mondo classico greco e romano, le religioni orientali (in particolare del Giappone), le «religioni senza nome» dell’Africa e del Nordamerica.

Le religioni in cui alla divinità sono attribuiti caratteri quali unicità, esclusività, verità («non avrai altro Dio al pari di me») proibiscono tanto la possibilità di identificarla con altri dèi quanto quella di rappresentarla con attributi comici.

Al contrario, religioni caratterizzate da una pluralità di dèi che non si escludono fra loro per il solo motivo di appartenere a culture diverse possono al contempo rappresentare le divinità come personaggi ridicoli.

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Desacralizzando gli dèi esse li avvicinano agli uomini e per ciò stesso, al contrario dei monoteismi di per sé esclusivi, sono inclusive e aperte alla convivenza.

Ridere con Dio «è una modalità conciliativa» tra uomini e divinità.

Ridere di (da parte della divinità) rischia sempre di assomigliare a una derisione, mentre ridere della divinità (da parte degli uomini) nell’ambito dei monoteismi rischia di mettere in crisi il principio stesso su cui si fondano.

In altri sistemi religiosi ridere del proprio dio era ed è un fenomeno di critica attiva alla propria cultura, ma anche un esercizio di traducibilità e convivenza interreligiosa.

In alcuni culti africani, emerge la figura del trickster. Una sorta di buffone divino, che gioca a scompigliare le regole, che si prende gioco di tutto e di tutti, divinità comprese.

Nelle religioni antiche greco-romane, si vede che con le divinità si possono stabilire essenzialmente tutte le relazioni che sono attive fra gli uomini.

Si può ridere degli dèi perché essi sono concittadini, sono “reali”, sono presenti.

Il Dio dei monoteismi invece è lontano, inavvicinabile attraverso il riso come anche attraverso il linguaggio.

Soprattutto perché egli non ha altro nome se non «Dio». A differenza delle divinità antiche che invece ne avevano uno – Hermes, Dioniso, Giove, Marte – proprio come nelle società degli uomini e con lo scopo di dialogare con loro.

Maurizio Bettini è un classicista, Massimo Raveri uno studioso di religioni e filosofie orientali mentre Francesco Remotti è un antropologo.

Ridere Degli Dèi Ridere Con Gli Dèi ci regala una riflessione sull’importanza della comicità quale fattore di cambio di paradigma, grazie al paradosso.

Un mezzo per stabilire un rapporto diverso con le divinità, che forse andrebbe recuperato per creare un nuovo patto, di convivenza più serena.

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