Sono L’Uomo Delle Stelle del compiantissimo David Bowie ha alla base un’ottima idea strutturale. Fa funzionare il libro come se non si trattasse di un saggio, ma di un romanzo, dove gli episodi sono le interviste allo stesso Bowie.
Dal fenomeno di Ziggy Stardust in poi si vive il pensiero di un artista a tutto tondo che nel tempo si evolve e cambia il modo di analizzare la realtà. E’ sensibile allo spazio e al periodo storico. Ne filtra gli aspetti principali, quelli ridicoli, quelli salienti, quelli che non ci sono ma che invece ci vorrebbero. Insomma, tutto quello che l’anima e il cuore del Duca Bianco attirano nella propria orbita.
Sono L’Uomo Delle Stelle è anche una testimonianza storica di come il giornalismo musicale sia cambiato dalla fine degli anni sessanta fino a poco più di una decina di anni fa.
Mostra come un tempo gli intervistatori condissero con il proprio ego e la propria capacità narrativa le interviste delle star internazionali. Usanza che nel tempo è andata un poco a scemare, lasciando questa sfumatura del giornalismo, soli ai più quotati perché più liberi di esporsi.
David Bowie è stato e resterà per sempre un grande artista che è caduto su questa Terra, come recita il suo primo grande film da attore. Poteva tranquillamente atterrare su un altro dei miliardi dei pianeti dell’Universo, grazie al suo pensiero libero e duttile. È stato in grado di prevaricare tempo e spazio per predire un futuro che lo avrebbe visto affermare ‘sono gay’ prima che anche i suoi colleghi lo dichiarassero per scandalizzare l’opinione pubblica e quindi attirare l’attenzione mediatica.
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Bowie ha avuto sempre il coraggio di cambiare modo di esprimersi rimbalzando da uno stile musicale all’altro in cerca di qualcosa che lo scacciasse dalla noia e lo gratificasse nel profondo.
Perché per Bowie il primo punto importante è stato quello di gratificare se stesso per il lavoro compiuto e non diventare una ‘semplice’ rockstar cercando la compiacenza dei fans. E se nel tempo la sua attenzione è passata dalla creatività al lusso, questo è dovuto al fatto che anche la creatività a un certo punto, presa in sé per sé, lo ha annoiato.
Non è forse un lusso stesso quello di farsi annoiare dalla creatività?
È costante nella lettura lo stile garbato di una star mondiale che da glam è passata a rock per poi passare al soul, rithm’n’blues, fino al pop.
Sono inoltre numerosi gli aneddoti che lo stesso Bowie racconta a questo o a quel giornalista svelando retroscena di molti suoi colleghi, come Iggy Pop o Lou Reed, che forse neppure i fans sfegatati conoscono.
Sono L’Uomo delle Stelle è un libro piacevole che sorride ironico all’aggettivo di saggio, come farebbe lo stesso Bowie del resto.
SONO L’UOMO DELLE STELLE – SAGGIATORE – 2016
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