Un Anno Alla Grande di Roddy Doyle – Recensione


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Un Anno Alla Grande. Un anno faticoso, divertente, noioso.

Chissà come definirebbe i suoi ultimi 365 giorni Charlie Savage. Forse aggiungerebbe aggettivi all’infinito, forse avrebbe difficoltà nel misurare la sua quotidianità.

Lo sfondo è a prima vista scontato. Un uomo di mezza età in pensione, una città come Dublino, una società ancorata alle proprie abitudini come quella irlandese. Una miscela potenzialmente esplosiva o una combinazione anestetizzante?

Charlie se ne frega. Va avanti per la sua strada. Motivi per essere felici non mancano, motivi per sentirsi incompiuti altrettanto. Non per screditare i valori sacri dell’esistenza ma spesso è facile sentirsi intrappolati.

Ed eccoci al quadretto apparentemente perfetto. Una bella moglie, quattro figli che definire perfetti è riduttivo, nipoti e cani come se piovesse, un miglior amico come compagno di bevute, un pub di fiducia. Poi qualche rimpianto qua e là, che non ci sta mai male.

La famiglia è tutto, è la colonna portante della società made in Irish, è la roccaforte dove proteggersi dagli attacchi esterni, è l’esercito da schierare nei momenti più bui. Charlie su questo aspetto non fa eccezione. È un uomo qualunque dell’Irlanda dei primi anni 2000: “Il senso è che non riesco ad immaginarmi senza figli e nipoti. In ordine d’importanza mi definirei padre, uomo, tifoso del Man United, detentore della carta fedeltà del SuperValu e marito.”

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Nell’isola verde il pub ha lo stesso valore degli affetti più cari. L’immagine del bancone di legno può cancellare in un colpo solo tutti i sentimenti possibili verso qualsivoglia rappresentante del genere umano. Tipo bacchetta magica. A meno che non ci sia l’amico bevitore, quello che tutto sa e non giudica mai. In questo caso Martin.

Un tipo curioso questo signore sulla sessantina, anche lui in cerca di qualche distrazione dopo la sospirata pensione. Martin che, dopo la morte della moglie, confessa di avere un’identità femminile. Charlie lo chiama “La Donna Segreta”. Ma proprio lui, l’insospettabile amico in crisi di identità, giocherà un brutto scherzo a Charlie: gli ruberà sotto gli occhi il suo grande rimpianto, Eileen Pidgeon. Forse è andata bene. Meglio non scherzare con la propria consorte.

Sì perché Mr. Savage ha una moglie da far invidia. Una tipa tosta, capace di tenere testa a chiunque. Persino al buon Charlie, mica un personaggio da poco: “Avresti pagato il riscatto?” le ho chiesto. Ora che ci penso, non mi ha mai risposto.”

In tutti questo ci sono gli impegni da rispettare, le bollette da pagare e una lotta inerme con la propria limitata coscienza maschile. Ma questo è un altro discorso.

Moglie, figli, nipoti, amicizie, pub, calcio, serie tv, social network. Quanta carne al fuoco per l’uomo di Dublino che non deve chiedere mai, per il brontolone per eccellenza: “Io, invece, urlo a chiunque: ai politici, a quasi tutti gli opinionisti di calcio, praticamente a chiunque parli fra le nove del mattino e mezzogiorno, e alle campane dell’Angelus, tutte e diciotto.”

La routine di Charlie Savage è come una scatola di cioccolatini. Non si sa quello che può capitare.

I presupposti non mancano per Un Anno Alla Grande.

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Non mi stancherò mai di dirlo. Roddy Doyle è un dannato genio.

Anche a chilometri di distanza si distinguerebbe un romanzo dello scrittore dublinese. Si sfogliano le pagine e si ritrova sempre la stessa piacevole alternanza di emozioni, di sensazioni. Di meraviglia.

Se Un Anno Alla Grande fosse un piatto sarebbe senz’altro una bella insalata. Una di quelle ricche di ingredienti sostanziosi: umorismo, tenerezza, dolcezza, cinismo. Con l’aggiunta di un pizzico di realismo che non guasta mai. Basta che non sia troppo.

“Se mi avvio alla dannazione eterna, mi serve una birra prima del viaggio.”

UN ANNO ALLA GRANDE – GUANDA EDITORE – 2019

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