Recensione di Lettera A Un Giovane Calciatore – Darwin Pastorin

Recensione di Lettera A Un Giovane Calciatore – Darwin Pastorin

Lettera A Un Giovane Calciatore di Darwin Pastorin è uno scrigno di sentimenti, sapienza e considerazioni.

Parte dal bel presupposto che “Il calcio non è solo un gioco, è un sentimento forte” e questo sentimento Pastorin lo tira fuori in ogni singola pagina. È subito molto chiaro quanto per lui sia stato importante l’aver deciso, in giovane età e come italo/brasiliano, che sarebbe diventato un cronista sportivo di prim’ordine. E così è stato!

Durante Lettera a un giovane calciatore passato e presente si intrecciano, l’autore ci racconta della disgrazia dell’aereo del Torino, di come il campo non è solo un campo ma un tempio, di rotule spezzate e di come e perché Maradona è finito al Napoli.

In Lettera A Un Giovane Calciatore troviamo bellissimi aneddoti curiosi sui più grandi giocatori di tutti i tempi.

Al giovane calciatore cui si rivolge, Pastorin cerca di far comprendere quanto sia importante come lo si vive il calcio, parlando anche del modo in cui i genitori spesso cercano di esaltare e stimolare i figli non a giocare ma a diventare “qualcuno” tramite il gioco del calcio che è sempre più business, marketing e sempre meno, epica, poesia, gioco.

“Ai tempi miei si giocava per giocare.”

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Ma la sua visione non è distorta, è ancora romantica e pulita e così ce la propone.

Molto bello e intenso il capitolo sull’autogol ora, grazie a lui, so chi è stato Comunardo Niccolai e delle sue sei autoreti e del mondiale americano del 1994 quando un autogol costò la vita al giocatore colombiano ventisettenne Andrés Escobar, che Pastorin conobbe mentre collaborava con Tuttosport.

Morire per un gol segnato nella porta sbagliata, ma si può?

Interessante la versione proposta della finale dei mondiali Italia/Brasile: ai rigori “segnano nell’ordine, Albertini, Romario, Evani e Branco. È la volta di Massaro, e Taffarel para. Non sbaglia il capitano del Seleção, Carlos Dunga. Sul dischetto va Roberto Baggio. Deve fare gol per forza per tenere in gara gli azzurri.”

Proprio quando Ayrton Senna dal cielo decide di “alzare” il tiro perfetto di Roberto Baggio e farci perdere mandando il numero 10 in lacrime tra le braccia di Gigi Riva.  Il resto è storia.

Questo piccolo grande libro è da tenere vicino, anche per chi come me il calcio lo segue di riflesso, con un figlio che cresce col pallone attaccato ai piedi e un compagno che quando segna la squadra del cuore fa tremare casa. Ma ne capisco il senso, la ricchezza di emozioni. E Lettera a un giovane calciatore mi ha regalato tante storie che mi aiutano a comprenderne ancora più a fondo la bellezza, ricordando sempre che è un gioco.

La copia letta l’ho riposta nella libreria del mio cucciolo che tra qualche anno avrà sicuramente il piacere di leggerla. Grazie.

LETTERA A UN GIOVANE CALCIATORE – CHIARELETTERE – 2017

 

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