L’Uccello Padulo – Intervista Giovanni Lucchese

L’Uccello Padulo – Intervista Giovanni Lucchese

 

Giovanni Lucchese, che col suo L’Uccello Padulo sta conquistando tutti, ci concede questa intervista.

Comunque lui, al contrario del suo personaggio Billo, le mutande le porta sempre!

La prima curiosità che mi ha lasciato il libro è come si è creato nella tua mente Billo, era funzionale alla storia o è nato prima lui poi tutto il resto?

Per prima cosa nella mia mente sono nati Billo e Mamma Sophie. Volevo mettere due mondi così lontani e diversi a confronto, farli stare un po’ insieme e vedere cosa sarebbe successo. In che modo l’uno avrebbe aiutato l’altro, quale dei due avrebbe prevalso.

La storia ha preso corpo in questo modo, un episodio dopo l’altro.

Tre cose che con lui hai in comune e tre che da lui ti distingono.

Io e Billo abbiamo il dono di saper stare sempre un po’ al di sopra delle cose, di riuscire a guardare la vita con gli occhi dell’ironia.

Alla sua età ero anche io alla ricerca di un posto tutto mio, volevo sapere quale sarebbe stato il mio ruolo all’interno della società in cui vivevo. (lo sto ancora cercando).

Come lui sono attratto dal lato dissoluto, peccaminoso, di quello che mi circonda.

A differenza sua, io:

non faccio uso di droghe.

Non ho un quadro di Pollock in casa.

Indosso sempre le mutande.

L’Uccello Padulo se vuoi lo compri QUI

Che cosa è l’Uccello Padulo?

Un animale mitologico, un detto popolare. “Attenti all’uccello padulo, vola basso all’altezza del…”

Il titolo richiama quei momenti in cui la vita ti coglie un po’ alle spalle, quelle situazioni che vengono fuori del tutto inaspettatamente e che in pochi minuti sono in grado di cambiarti tutte le carte in tavola.

Che differenze hai notato, se ci sono state, nello scrivere di un uomo invece che di una donna, come è stato il riuscitissimo Questo sangue non è mio?

Molte, sono due modi di pensare, di affrontare gli eventi e di decodificare le situazioni del tutto diversi.

Carlotta osserva il mondo dall’angolino buio e isolato nel quale si è seduta fin da piccola, con le mani sulle ginocchia e gli occhi sgranati. E’ una protagonista silenziosa, si muove nell’ombra.

Billo prende la vita a pugni, urla, sbraita e corre incontro a quello che gli capita con spavalderia e incoscienza.

Questa scrittura molto diretta, cruda, è esattamente nelle tue corde o è stato uno sforzo stilistico?

Mi ritengo uno scrittore asciutto, uno che va dritto al sodo. Non amo molto i fronzoli, la scrittura fine a se stessa, le digressioni messe lì per allungare il brodo e autocelebrarsi.

Se un romanzo ha una storia forte e precisa allora deve fare lei da protagonista. Gli eventi devono susseguirsi rivelando il messaggio e l’eventuale morale della favola.

Descrivo ambienti e situazioni con poche parole, mi piace lasciare al lettore lo spazio giusto per poterci mettere qualcosa di suo, mi piace stimolare l’immaginazione di chi mi legge.

Quando scrivi un libro la tua giornata come si svolge?

Di solito medito a lungo, penso molto a cosa voglio dire, al modo di esprimersi dei miei personaggi, al concatenarsi degli eventi. Mi immagino le situazioni e cerco di sapere tutto, ogni minimo dettaglio, sui personaggi a cui sto per dare vita.

Arriva il momento poi di mettersi a scrivere, e allora non ci sono più per nessuno. Da quando inizio un romanzo, lui mi accompagna in ogni attimo della giornata, anche quando sto facendo tutt’altro.

Non mi abbandona mai, fino al fatidico giorno in cui scriverò la parola “fine”. E’ come una voce, una frequenza radio, che resta in sottofondo anche quando credi di non stare ad ascoltarla.

L’Uccello Padulo se vuoi lo compri QUI

Quanto è durata la stesura di L’Uccello Padulo e quale è stato in quel periodo il sentimento dominante?

Più o meno un anno. Mi sono sforzato di mantenere un tono leggero, ho cercato di ricordarmi come ero, cosa pensavo, quali cose mi piaceva fare quando avevo 24 anni.

Ho sentito fin da subito un grande entusiasmo, l’euforia legata al fatto di aver trovato una bella storia da raccontare e l’impazienza di vederla lì, sulla carta, pronta per poter essere condivisa.

Mamma Sophie è un personaggio di spicco nel tuo libro, a lei ci affezioniamo e ad un certo punto sembra che tutto le giri intorno. Tu hai avuto nella vita un riferimento così forte?

Tutti noi dovremmo avere una Mamma Sophie nella vita, soprattutto quando siamo giovani. All’età di Billo ho avuto la fortuna di avere un amico più grande di me che mi ha fatto capire molte cose, a volte con leggerezza, altre con mano ferma.

Ricordo le nostre lunghissime chiacchierate sul senso della vita che io credevo di aver già capito, mentre lui con affetto e pazienza mi faceva notare che non era affatto così.

Non faccio il tuo nome, ma sai benissimo chi sei.

Ho partecipato alla prima presentazione a Roma, c’era la fila fuori, ti aspettavi questo calore intorno a ciò che racconti?

Sono rimasto sconvolto dall’ondata di affetto che mi ha travolto. Quando si organizza qualcosa si spera sempre il meglio, ma ci si prepara anche per il peggio!

In questo caso la soddisfazione è stata doppia, perché avevo cercato di mettere su un evento diverso dal solito, qualcosa di coinvolgente, a metà tra una presentazione tradizionale e una kermesse scoppiettante, vedere così tante persone ridere e divertirsi è stato un piacere immenso. Un momento impagabile.

Non ringrazierò mai abbastanza chi ha fatto lo sforzo di venire, soprattutto in una giornata di pioggia come quella.

Se potessi oggi cambiare una cosa del libro lo faresti e nel caso cosa sarebbe?

Non credo cambierei nulla. Ogni opera rappresenta un momento della vita, un periodo di tempo cristallizzato e che ha senso così come è, con i suoi pregi e i suoi difetti.

E comunque preferisco sempre concentrarmi sul futuro.

L’Uccello Padulo se vuoi lo compri QUI

Tu scrivi, e anche molto bene, ma cosa ami leggere?

Qualsiasi cosa, sono un lettore onnivoro e compulsivo. Ultimamente ho riletto Calvino, Dickens, Bradbury, i classici che avevo amato così tanto da giovane.

Ho riso di gusto con i romanzi di John Fante, adorato Reincarnation Blues di Michael Poore e ho ritrovato il piacere assoluto di leggere Bukowski a notte fonda.

Ora sono passato ad autori contemporanei, storie nuove e stili sperimentali.

Molti di loro li conosco personalmente, e devo dire che il panorama letterario italiano vive un momento di assoluta ricchezza, per fortuna.

Progetti futuri?

Tanti, come sempre. Ma tutti top secret!

L’UCCELLO PADULO – ALTER EGO – 2018

 

Lascia un commento