Recensione di Come Ho Incontrato I Pesci – Ota Pavel


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Come Ho Incontrato I Pesci, una citazione:

“Il cielo uno lo vede, nel bosco ci si può guardare ma in un fiume come si deve non ci si vede mai. In un fiume come si deve ci si può gettare uno sguardo solo con la canna da pesca”

Ota Pavel ci trasporta fino a Bustehrad, un paesino in campagna a poche decine di chilometri da Praga. Un luogo non solo geografico, ma un luogo del cuore e dello spirito. “E tutto intorno fiorivano i non-ti-scordar-di-me e dicevano ricorda”.

Si parla ovviamente della pesca – sua grande passione, come anche di suo padre e dello zio Prosek – in Come Ho Incontrato I Pesci, ove l’amore per la vita scorre lungo i fiumi ed attorno agli stagni, mentre sullo sfondo si annidano le ombre prima del nazismo e poi del comunismo.

Di cosa ci parlano lucci, barbi, trote, carpe e cavedani? L’incontro con i pesci ci racconta della fanciullezza e della scoperta del Mondo, anche se racchiuso tra pareti orizzontali d’acqua dolce e salata. Ci ricordano i cicli delle stagioni e della Natura – che da lezioni di rispetto e amore come una seconda madre – rammentando all’uomo che la bellezza abita nelle cose semplici.

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Ma in Come Ho Incontrato I Pesci si parla soprattutto degli alti e dei bassi della vita, dell’amore per l’indipendenza e per le proprie radici ma pure della fine dell’infanzia, seppur con occhio ancora chiuso sul sogno.

In questa prosa, diretta e mai banale, c’è memoria, lirismo, ironia e malinconia; in questi racconti si fondono ricordi, luoghi, storie e miti della Cechia e della Boemia del sud.

Il libro è diviso in tre parti – grosso modo corrispondenti ad infanzia, gioventù ed età adulta – ed il racconto lascia altresì trapelare il destino che attende l’autore, con i primi segni della malattia che lo porterà ad una lunga serie di ricoveri.

Ma questo ora non importa poiché, come dice Pavel, navigare sul fiume per un pescatore è un’esperienza fantastica, perché è come quando si mangia del pane fresco col burro e sopra ci si spalma del miele. Insomma, tanti piaceri tutti insieme.

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Pescare è come sollevare un velo di Maya, svelare un arcano. Nella pesca vi sono immaginazione e mistero, perché la lenza entra nell’acqua e dentro l’acqua tu non puoi vedere. Ti spingi oltre il conosciuto, attraverso una porta che ti conduce in un salone di pace.

Pescare è soprattutto libertà: fare chilometri per trovare un pesce invece che un altro, bere l’acqua dalle sorgenti, vagabondare su una canoa, cantando e bevendo, essere soli e liberi per almeno un’ora, un giorno o addirittura per settimane, affrancati da incombenze familiari e lavorative, da TV, giornali e civiltà.

Questo ci dice Pavel.

Prima di leggere Come Ho Incontrato I Pesci non conoscevo questo libro. Ora me ne sono follemente innamorato.

COME HO INCONTRATO I PESCI – KELLER EDITORE – 2017

 

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