Trafalgar di Gastone Breccia – Recensione

Trafalgar di Gastone Breccia – Recensione

Trafalgar, una citazione:

“England expects that every man will do his duty.”

Una battaglia, per quanto importante, è sempre la somma di singoli episodi.

Come importanti sono le circostanze antecedenti, sia storiche che militari, che incidono nel successivo svolgimento degli episodi storici ed in grado di determinarne gli epiloghi.

Così, il 21 ottobre 1805 la Royal Navy riuscì a impadronirsi dell’incontrastato dominio sui mari del mondo.

La pax Britannica che ne derivò si estese per oltre un secolo, ma quella giornata non avrebbe potuto verificarsi senza un imponente pregresso, legato ai suoi protagonisti.

Nelson in testa, non meno che a un minuto e complesso insieme di fattori tecnici e sociali, che vanno dall’ingegneria navale al reclutamento, alla paga e al riposo dell’ultimo dei marinai.

Perché eroi leggendari si diventa anche grazie a questi dettagli, nonché grazie a una “modernità” di comando – il Nelson touch: nuovo, originale, semplice – riconosciuta anche dai suoi contemporanei e, perché no, grazie alla propria vita privata.

Ma altrettanto eroico e leggendario è stato a suo modo ogni individuo che ha combattuto nelle acque di Trafalgar, fino ad approdare alla fine di un mondo.

«Gli ultimi reduci della battaglia scomparvero alla fine del XIX secolo […] nel 1892, all’età di centocinque anni, se ne andò Gaspar Costela Vazquez, un marinaio spagnolo della SANTA ANA, accompagnato da una banda della fanteria di marina. Le navi da guerra a vela erano ormai un relitto del passato: mai più due grandi flotte avrebbero affollato il mare e coperto l’orizzonte con le loro pallide piramidi di tela, al tempo stesso leggere e maestose, come era accaduto all’alba del 21 ottobre 1805 sull’onda lunga dell’Atlantico».

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Tra annali storici e war game, Trafalgar è l’avvincente ricostruzione di una battaglia epica al fianco di tutti i suoi protagonisti.

Gastone Breccia è nato a Livorno nel 1962. Insegna Storia Bizantina e Storia militare antica all’Università di Pavia.

Breccia dipinge un ritratto a tutto tondo dell’ammiraglio Nelson: aggressivo e determinato in battaglia, audace ma non avventato, preparato tatticamente, esperto e competente come marinaio.

Ma anche un uomo che “si riteneva sinceramente e con forza, ai limiti dell’ingenuità, un sostenitore e un braccio armato del Trono e dell’Altare”, il cui odio per chi si ribellava all’ordine tradizionale era genuino.

Oltre all’indubbio genio militare, riuscì a incarnare l’eroe della gente comune e, grazie alle sue (tante) vittorie, incassò il sostegno incondizionato di una nazione.

Fu l’emblema della Royal Navy, lo strumento politico e strategico capace di mutare il corso del conflitto contro le forze napoleoniche.

La vittoria decisiva di Lord Nelson sulle flotte combinate di Francia e Spagna rappresenta uno dei più grandi trionfi della storia navale.

Al largo di Capo Trafalgar, 27 vascelli inglesi e 33 franco-spagnoli si affrontarono in un epico duello di artiglieria, il cui esito garantì la salvezza dell’Inghilterra dall’invasione delle truppe di Napoleone Bonaparte.

La disciplina e l’addestramento, oltre alla guida sicura e capace di Nelson, permisero ai vascelli inglesi il conseguimento di un successo schiacciante.

E all’eroe nazionale britannico l’ingresso nell’empireo della leggenda.

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