I Nascosti di Valentina Tamborra – Recensione

I Nascosti di Valentina Tamborra – Recensione

I Nascosti, una citazione:

“La tundra in inverno somiglia alla luna: conche e rocce coperte dalla neve disegnano forme che ricordano crateri, e il silenzio è perfetto. Il vento da queste parti non trova ostacoli, così l’unico rumore è il bramito delle renne e di tanto in tanto il motore di una motoslitta.”

Ormai ridotti a poco più di ottantamila anime, i sami sono un popolo in larga parte nomade, dedito all’allevamento delle renne.

Un popolo che si muove da sempre libero negli immensi paesaggi artici oggi suddivisi tra quattro distinti paesi: Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia.

Valentina Tamborra li ha raggiunti, ritratti, interpellati per quattro anni consecutivi, nel corso di altrettanti viaggi, e ha costruito un reportage fotografico e narrativo senza precedenti.

Ne ha raccontato la vita e le tradizioni, la resistenza a un lungo processo di integrazione forzata, i problemi quotidiani legati a un cambiamento climatico che sembra non conoscere sosta.

«Sono arrivata oltre il Circolo Polare Artico, nel Finnmark, per ascoltare la storia di chi per troppo tempo non ha avuto voce. Oggi provo a restituirla attraverso volti, parole, immagini, e non so se riuscirò a farlo nel modo migliore perché parlare delle storie altrui è complesso, ci si sente sempre in qualche modo inadeguati. C’è qualcosa però che mi fa sentire di poterci provare: vengo da un confine io stessa, ho imparato ben presto cosa significa stare ai margini».

I Nascosti è un libro-reportage fotografico commovente e potentissimo.

Un racconto di immagini e testi, declinazioni diverse della stessa storia, percezioni ed emozioni di chi vive da sempre nella tundra e di chi, come la Tamborra, è passata di lì.

L’incontro con i sami non è stato facile.

La diffidenza è il modo di difendersi di un popolo osteggiato da sempre e perennemente calato in una natura dirompente, bellissima ma pericolosa.

Forse l’unico modo per raccontare una storia è farne parte.

La testimonianza è una forma di protesta e di presenza.

È questo che rende la professione di fotoreporter così necessaria.

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Valentina Tamborra è nata nel 1983 a Milano, dove vive e lavora. Fotografa e giornalista, si occupa principalmente di reportage e di ritratto, mescolando narrazione e immagine. Collabora con alcune fra le principali ONG e con enti come AMREF, Medici Senza Frontiere, Albero della Vita e Croce Rossa Italiana.

La presenza dei sami è sempre stata una spina nel fianco per i cosiddetti popoli evoluti, che non a caso li chiamano lapponi.

La parola deriva dallo svedese lapp, che significa “toppa”, ad indicare che gli abitanti di queste terre estreme erano considerati dei pezzenti.

I confini stabiliscono l’identità, ma come può un popolo nomade reclamare il proprio diritto ad esistere quando il suo orizzonte è privo di barriere?

Storicamente i popoli nomadi sono sempre stati ostracizzati da quelli sedentari, proprio perché non reclusi in un’area definita come uno stato o una città.

Con lo stesso disvalore che oggigiorno si assegna ai rifugiati che arrivano da parti del mondo più sfortunate.

Dovremmo tutti conoscere lo strazio di un’identità negata, come di uno sradicamento.

Non servono etichette, non ci sono luoghi giusti e luoghi sbagliati.

Ci siamo solo noi, con il nostro carico di umanità, di vita, di tutto ciò che siamo stati, siamo e saremo.

O, almeno, così dovrebbe essere.

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