Che Cosa Fa La Gente Tutto Il Giorno? di Peter Cameron – Recensione

Che Cosa Fa La Gente Tutto Il Giorno? di Peter Cameron – Recensione

Che Cosa Fa La Gente Tutto Il Giorno?, una citazione:

“Pensò alla sua vita e alle cose che le succedevano, a come fosse impossibile impedire che succedessero, controllarle. Sembrava di galleggiare in una piscina della grandezza di un oceano insieme a tutte le cose che potrebbero capitarci nella vita, e poterne sfiorare solo alcune, in modo del tutto casuale, e che tutte le cose desiderate fossero sottili e scivolose come pesci…”

Che cosa fa la gente tutto il giorno?

Nel mondo dei racconti di Peter Cameron, che assomiglia terribilmente al nostro, cerca sé stessa, rimpiange qualcuno che ha perso, fa i conti con un perenne senso d’inadeguatezza, si sforza – spesso invano – di trovare un modo per comunicare con le persone vicine.

Conduce una vita ordinaria, insomma, che però d’un tratto può conoscere una svolta spiazzante.

Accade all’uomo che preferisce far credere alla moglie di avere una relazione anziché rivelarle che tiene una cagnolina nascosta in un ripostiglio, e che ogni notte esce per portarla a spasso; alla giovane inquieta che avverte un inatteso soffio di calore domestico nel più artefatto degli ambienti: un parco a tema per turisti; ad adolescenti invischiati nelle dinamiche disfunzionali degli adulti ma non ancora contaminati dalla loro ipocrisia; a donne che si aggirano sole in case diventate di colpo gelide e vuote.

In questi quadretti, sospesi in un’atmosfera rarefatta e straniante, piccoli e grandi drammi familiari, amorosi, esistenziali si consumano in sordina, mentre una vena sotterranea di dolore invade la realtà e finisce inesorabilmente per stravolgerla.

Quanto a noi, saremo accompagnati a lungo da un sottile turbamento, una volta chiuso il libro.

E dovremo arrenderci al fatto che ancora una volta Cameron ci ha messi a nudo e raccontati, come solo lui sa fare.

“A letto pensai a Ethan, a come mi mancava. Mi accorsi che non volevo più stare lì in quella stanza, nella torretta di Chateau Hobard. Non perché credessi che fosse infestata da presenze. Ma perché desideravo che lo fosse”.

Una raccolta di dodici storie di vite ordinarie, così simili alle nostre, che, però, subiscono svolte che disorientano, commuovono e divertono.

La gente tutto il giorno non cerca altro che sopravvivere alle proprie scelte e al destino.

Peter Cameron, classe 1959, si è laureato all’Hamilton College di New York nel 1982 in letteratura inglese. Ha venduto il suo primo racconto al The New Yorker nel 1983 dove ha successivamente pubblicato numerose altre storie. 

I suoi personaggi cercano un modo per misurare il mondo, anche accettando di essere alieni rispetto a un flusso in cui tutti gli altri sembra sappiano benissimo cosa fare.

Cameron crea storie di inquietudine e di nostalgia, di languore verso qualcosa di indefinito.

La sua prosa è una calda luce pomeridiana che illumina a giorno tutte le nostre fragilità.

Usa la parola come medicamento, mostrandoci come abbiamo dentro tante stanze, tanti ricordi, tanti momenti impilati come vestiti sfatti.

Siamo talvolta fuori luogo, fuori tempo, fuori focus.

Almeno una volta nella vita ci siamo sentiti rinchiusi in gabbia e sconnessi, inutili e soffocati.

Perché siamo imperfetti, ognuno a modo proprio. E questa è una cosa bellissima.

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