Parigi di Julien Green – Recensione

Parigi di Julien Green – Recensione

Parigi, una citazione:

“Ho sognato tante volte di scrivere un libro su Parigi che fosse come una lunga passeggiata senza meta, nel corso della quale non si trovano le cose che si cercano ma molte altre che non si stavano cercando.”

Nato nel XVII arrondissement da genitori originari degli Stati Uniti, in bilico fra due lingue e due culture, Julien Green ha fatto di Parigi la sua vera patria, oggetto di una amorosa contemplazione.

Nessuno meglio di lui poteva dunque svelarci un’anima che non si lascia cogliere facilmente.

“Chi non ha perso tempo in una città non può certo pretendere di conoscerla bene.

Una città segreta e inaccessibile che appartiene ai sognatori disposti a girovagare con calma, e quella inesplicabile qualità che di fronte a una semplice «fila di libri malconci nel cassone di un bouquiniste», ci fa dire senza esitazione: «Questa è Parigi».

Una qualità che Julien Green riesce miracolosamente a raffigurare con le parole, convincendoci che non vale la pena di andare a cercare dall’altra parte del mondo – in mezzo alle folle o nei pochi luoghi deserti che restano – ciò che soltanto Parigi sa offrirci ogni giorno.

Niente meno che la meraviglia dell’atmosfera, data dalle tante, piccole bellezze nascoste dietro ogni angolo.

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Julien Green, nato nel 1900, è stato scrittore e drammaturgo. Statunitense per nascita, passò gran parte della sua vita in Francia. Contrariamente a quanto ritenuto a lungo, Green non ha mai posseduto la nazionalità francese.

Parigi, secondo Green, appartiene ai sognatori, gli unici in grado di coglierne l’anima notturna e più celata. O, forse, solo Parigi è in grado di rendere il viaggiatore più scafato un autentico sognatore.

“Parigi lascia il segno su tutto ciò che le appartiene.”

Una città – che da sempre affascina per la sua magnificenza e la sua aura romantica – è la protagonista di un saggio che è, al contempo, memoir e racconto intimistico.

Parigi è un libro che soprattutto assurge a “guida turistica sentimentale” e l’occhio da flaneur di Green riesce a cogliere tutti i dettagli di questa metropoli inesplicabile.

Con le sue lunghe passeggiate, ci porta in quartieri e in vie dimenticate, mutate nel tempo, prima che fossero inglobate dalla frenesia della città.

Ciò che a Green non interessa assolutamente è la grandeur di Parigi rappresentata dai suoi monumenti più famosi.

“Le mie preferenze vanno alle vecchie pietre, lo ammetto, ma morirei di noia se dovessi scrivere una pagina sull’Hôtel des Invalides perché, pur amandolo moltissimo, non saprei davvero cosa dire. Allo stesso modo, resterei muto di fronte a Notre-Dame, dissuaso forse dalla vergogna di ciò che mi sentirei dire, e nutro un’ammirazione scevra di invidia per il coraggio di quelli che vanno all’assalto di un simile mostro, mossi dalla presunzione o dal genio; personalmente preferisco tacere, e Notre-Dame rimane per me Notre-Dame, e basta.”

Con la lettura di Parigi, si rimpiangono visuali ed epoche di cui non abbiamo potuto godere.

La città assume contorni visionari, si dematerializza quasi, l’entità fisica sfuma nell’invisibile.

D’altronde, non lo diceva già Edgar Allan Poe che siamo tutti un sogno dentro un altro sogno?

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PARIGI – ADELPHI – 2023

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